Test - colore

Recensione - Test della Fujifilm X-Pro1, fotocamera con la quale l'azienda nipponica debutta nel settore mirrorless. Aspetto datato ma contenuti innovativi per una macchina che mostra la più elevata qualità fotografica mai vista finora in questo settore. Segni particolari: sensore APS-C di nuova concezione, solo ottiche fisse (per ora), attacco X-Mount (con adattatore Leica M già nel cassetto).

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a cura di Tom's Hardware

Test - colore

Con le impostazioni JPEG standard (simulazione pellicola Provia), la X-Pro1 esibisce già una certa sovra-saturazione dei colori, pari al 17%, ma nel complesso gli errori cromatici sono piuttosto contenuti per la categoria e del tutto confrontabili con quelli commessi da reflex di pregio nelle stesse condizioni.

Il confronto con altre mirrorless di fascia più consumer vede la X-Pro1 prevalere nettamente. Nessun errore critico da segnalare, eccetto quello commesso sul verde "fogliame" del colorcheck 24 patch, un errore che per qualche ragione a noi sconosciuta è caratteristico di Fujifilm.

La saturazione si mantiene consistente fino a 1600 ISO, poi cala leggermente e costantemente a ogni step successivo, ma l'entità è tale da passare sostanzialmente inosservata (+12% a 6400 ISO).

Eccellente il comportamento sul campo, dove la X-Pro1 restituisce immagini brillanti, perfettamente bilanciate in esterno dal punto di vista della temperatura colore, e ricche di dettaglio anche in difficili aree in ombra di immagini ad alto contrasto. Ottimo il lavoro svolto dalla funzione D-Range.

In interno, come spesso accade, il bilanciamento automatico del bianco restituisce toni un po' troppo caldi in presenza di luci a incandescenza, ma il passaggio a un bilanciamento del bianco personalizzato rimette facilmente le cose a posto.

Molto valido, in linea con i migliori corpi reflex APS-C, il comportamento rispetto al rumore.

200 ISO
3200 ISO
6400 ISO
12800 ISO
25600 ISO

La "grana" è virtualmente invisibile fino a 800 ISO, e si fatica a scorgere anche a 1600 e 3200 ISO dove, più che altro, si nota l'effetto dei filtri anti-rumore, che riducono - anche se non drasticamente - il livello di dettaglio. Solo a 6400 il degrado diventa facilmente percettibile, eppure anche a questa sensibilità le immagini appaiono perfettamente adeguate e sfruttabili per la stampa in piccolo formato o per il web.