Tim Cook, un anno dopo: Apple vola ma il bello viene adesso

A un anno dall'incarico di amministratore delegato si può veramente dire poco contro Tim Cook, che ha preso il posto di Steve Jobs. Sotto la sua gestione una grande corsa in Borsa e sul mercato.

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a cura di Manolo De Agostini

È passato un anno da quanto Tim Cook è diventato amministratore delegato di Apple. Steve Jobs lasciò la carica nel 24 agosto 2011, ormai debilitato dalla malattia che poi se lo portò via il 5 ottobre 2011. "Ho sempre detto che se mai fosse venuto il giorno in cui non sarei riuscito a rispondere ai miei doveri e alle aspettative come amministratore delegato di Apple, sarei stato il primo a farvelo sapere. Sfortunatamente quel giorno è arrivato", dichiarò Steve Jobs in quell'occasione.

In questo anno Cook ha saputo raccogliere un'eredità pesantissima senza commettere grossolani errori e aumentando ulteriormente il valore dell'azienda, che già allora era incredibilmente elevato. La sua prima uscita pubblica da amministratore delegato è avvenuta con la presentazione dell'iPhone 4S, il giorno prima della morte di Jobs. Allo smartphone sono seguiti altri prodotti già in cantiere da tempo come l'iPad di terza generazione, la nuova gamma MacBook e Mac OS X 10.8 Mountain Lion. Tutti successi.

A differenza di Jobs, accentratore e anima carismatica con un grande gusto per il design, Cook è un esecutore, una persona che ama rimanere dietro le quinte per gestire giorno dopo giorno l'azienda. Difficilmente Cook metterà il becco sui progetti di Jonathan Ive in modo tanto ossessivo com'era solito fare il defunto co-fondatore. Il suo essere schivo l'abbiamo visto durante le conferenze di presentazione dei prodotti, dove ha lasciato ampio spazio al proprio team - da Phil Schiller a Scott Forstall - e non si è mai veramente lanciato in attacchi contro la concorrenza. Un approccio che forse ha tolto un po' di show ai keynote, ma che non ha alcun impatto concreto sull'azienda.

Cook ha però fatto cose importanti in questo suo anno di regno. Non si può che partire dal lato finanziario: il titolo in borsa è cresciuto di 306 dollari (+86%) e recentemente Apple ha deciso di distribuire dividendi ai propri azionisti. Nei giorni scorsi l'azienda ha raggiunto la capitalizzazione di mercato (senza contare l'inflazione) più alta della storia e in cassa vanta 117 miliardi di dollari (dati dell'ultima trimestrale), rispetto ai 75 miliardi di un anno fa. In questo anno di Cook, Apple ha anche compiuto un passo non troppo pubblicizzato ma che, alla lunga, potrebbe dare grandi frutti: entrare nel mondo dei libri scolastici e mettere un iPad nelle mani di ogni studente e insegnante. Se il progetto prenderà corpo e piede, per la casa di Cupertino potrebbe trattarsi di una nuova miniera d'oro.

Un altro aspetto da non dimenticare è la visita di Tim Cook agli impianti di Foxconn. Apple è finita sotto il fuoco di fila delle testate giornalistiche per le condizioni di lavoro sulla catena di produzione di iPhone, iPad e Mac. Grazie a questa opera di pressione mediatica, Cook ha preso coscienza del problema ed Apple è entrata nella Fair Labor Association. Questo ha permesso agli ispettori dell'organizzazione non-profit di controllare le fabbriche di Foxconn, rilevare i punti critici e stilare un percorso a tappe per tutelare la dignità dei lavoratori. Proprio in questi giorni sono arrivate notizie abbastanza positive sotto questo profilo, anche se il cammino è ancora lungo.

Apple però non è diventata infallibile - non lo è mai stata e mai lo sarà, come tutte le altre aziende - e infatti in quest'anno di Cook ci sono da segnalare anche alcuni passi falsi o semplicemente degli avvenimenti discutibili. L'uscita e il ritorno, nel giro di poco tempo, dal registro ecologico EPEAT non si può certo incasellare nelle operazioni d'immagine più riuscite. Negli Stati Uniti inoltre sono uscite alcune pubblicità non proprio all'altezza e molti osservatori si stanno chiedendo cosa stia succedendo a uno dei punti di forza dell'azienda.

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Sempre negli States ci sono stati alcuni problemi per quanto riguarda le assunzioni negli Apple Store. Cook ha inoltre deciso di portare avanti la battaglia di Steve Jobs contro altri produttori di smartphone e tablet in tribunale. Una scelta tuttavia forse inevitabile, sebbene abbia ammesso di odiare questo tipo di cose. Complessivamente quindi Tim Cook ha gestito l'azienda davvero bene e non ci sono stati grandi scivoloni. Certo, bisogna sottolinearlo, gran parte delle fortune odierne vengono da lontano. Il bello viene ora: confermarsi. Con l'iPhone 5 alle porte e la rinnovata competizione da parte delle altre aziende, da Google fino a Microsoft con Windows 8 e Windows Phone 8, Apple e Cook avranno senz'altro di guardarsi le spalle.