Tivù Sat, l'alternativa a Sky che fa discutere

Tivù Sat, piattaforma satellitare di Rai, Mediaset e La7, secondo Gentiloni violerebbe le norme antitrust.

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a cura di Dario D'Elia

Ieri è stata presentata ufficialmente Tivù Sat, la piattaforma satellitare alternativa di Rai, Mediaset e La7. Il satellite di riferimento è lo stesso (Hot Bird di Eutelsat) di Sky, ma i canali disponibili per ora sono solo 22 - praticamente gli stessi presenti sul digitale terrestre dei tre broadcaster. Rai e Mediaset detengono il 96% del capitale, mentre il rimanente 3,5% è di Telecom Italia Media.

Luca Balestrieri, presidente di Tivù Sat, ha ribadito che questa iniziativa "è complementare al digitale terrestre che non arriverà a coprire il 100% degli italiani. Tivù Sat non ha un ruolo editoriale e rappresenta solo la fornitura di servizi tecnici. Per il 31 luglio saranno presenti sugli scaffali dei negozi i primi decoder".

Secondo Paolo Gentiloni del Pd, Tivù Sat non rispetterebbe le norme vigenti. "…trattandosi di un'operazione di concentrazione, tra soggetti operanti nel sistema integrato delle comunicazioni, l'operazione Tivù Sat è stata notificata (con ritardo) all'Agcom, come previsto dall'art. 43 comma 1 del testo unico sulla Tv, e (presumo) all'Antitrust. Ha avuto un via libera da queste Autorità? Non risulta. E come si può far partire la piattaforma visto che, come è noto, la notifica senza un via libera equivale a una condizione sospensiva? E all'Antitrust europeo è stata notificata? E con quali esiti?".

 

Altro tema caldo per Gentiloni: la scomparsa di Rai dal palinsesto Sky. "…la guerra a Sky comporterebbe, prima o dopo, l'uscita dei canali generalisti Rai dalla piattaforma Sky. Per vederli, alcuni milioni di abbonati a Sky, che pure pagano il canone, dovrebbero munirsi di un nuovo decoder... Questa scelta non è compatibile con l'art.26 del contratto di servizio tra Rai e Governo che prevede un obbligo di offerta dei programmi Rai in tutte le piattaforme. Che questo obbligo sussista lo ha detto anche l'ultima relazione Agcom (a pag. 197). Oltre che violare il contratto di servizio, imporre un nuovo decoder a milioni di famiglie che pagano il canone sarebbe comunque uno schiaffo all'idea stessa di servizio pubblico. Anche su questo aspetto risposte dalla cerimonia di domani", ha aggiunto l'ex Ministro della Comunicazioni.

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