Turchia: condividere foto sui social è contrario all'Islam

Secondo la Direzione degli affari religiosi turchi condividere foto online sui social network è sconveniente per l'Islam.

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a cura di Elena Re Garbagnati

A condividere foto sui social media si fa peccato, almeno per il Diyanet, la Direzione affari religiosi turca che fa capo direttamente al Primo Ministro. La religione in questione è l'Islam, e nell'interpretazione della massima autorità di Ankara in materia "è sconveniente, per la religione, che una persona esponga la propria privacy su piattaforme virtuali e la condivida con altre persone".

Per ora nessun divieto, è solo un'indicazione, anzi un sentito consiglio, a stare in guardia rispetto al pericolo e ad "evitare i peccati e occuparsi di cose più utili. Le amicizie andrebbero formate in base a questo (principio, ndr)". Come precisa Diyanet uomini e donne hanno lo stesso diritto a usare Internet, ma le persone devono proteggere le loro vite, sottolineato che vivere in base alla moralità e allo stile di vita islamico è importante per un musulmano.

social network

Le affermazioni che abbiamo riportato hanno scatenato subito un dibattito interno. Inevitabile il sospetto che dietro alla questione religiosa si nasconda una motivazione politica. A mettere la pulce nell'orecchio è Haydar Kirbasoglu, docente dell'Università di Ankara. Difficile dargli torto alla luce della crociata anti social network portata avanti in passato, a più riprese, dall'ex premier turco Recep Tayyip Erdogan, adesso Presidente della Repubblica, che aveva temporaneamente "spento" Twitter e YouTube, aveva discusso una legge per impedire che si usassero Twitter, Facebook e la Rete in generale per manifestare e organizzare il dissenso.

L'ex Mufti di Istanbul, il professore Abdulaziz Bayindir, si è detto d'accordo con la Diyanet perché "nessuno ha il diritto di esporre le vite degli altri". Sembrerebbe una semplice indicazione di buon senso, in un mondo in cui si tende spesso a esagerare con il mettere in piazza la propria vita e quella degli altri.

Ma è da contestualizzare in un Paese in cui è sempre più forte la volontà di censurare la libertà di espressione di un popolo, che ha trovato nei social network uno dei pochi strumenti per esprimere dissenso e voglia di libertà. E che nonostante la situazione ha trovato la forza di farsi delle grasse risate, ovviamente via social, inzeppando Twitter di volti sorridenti e sghignazzanti in risposta al vice premier secondo cui le donne perbene non devono ridere in pubblico.