Uber sconfitta dai taxisti, ma Renzi riaccende le speranze

Ieri il "processo sommario" a Uber si è concluso con la vittoria temporanea dei taxisti. Il Ministro Lupi, il Presidente Maroni e il sindaco Pisapia hanno assicurato più controlli per far rispettare la legge.

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a cura di Dario D'Elia

Uber ha torto, i taxisti milanesi hanno ragione. Questa la sintesi della convulsa giornata di ieri che ha visto il Ministro Lupi e il Presidente Maroni schierarsi con una delle lobby più forti d'Italia. "Mi auguro che il Governo italiano non assecondi il ricatto dei tassisti milanesi. Uno sciopero di 5 giorni non è dialogo. Non lasciamo che la tecnologia scompaia", aveva twittato ieri il Commissario UE per l'Agenda Digitale Neelie Kroes.

Ci spiace signora Kroes, una parte del Governo ha ceduto. Il motivo è comprensibile: ci sono le elezioni europee e i taxisti votano coesi. Dopodiché la cronaca della giornata di ieri può far capire il clima.

Primo pomeriggio. Prefettura blindatissima con polizia e carabinieri in assetto antisommossa: sono arrivati con nove camionette per tenere a bada 500 taxisti.

Taxi

23 (!) sigle sindacali devono incontrare il prefetto Paolo Francesco Tronca, il sindaco Giuliano Pisapia, il governatore Roberto Maroni e il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi. Nel gruppo si intrufolano anche gli uomini della piazza, quelli che sono in grado di bloccare la città di Milano con uno schiocco di dita. In barba a regolamenti, normative, buon senso.

Benedetta Arese Lucini, la country manager di Uber non è stata invitata. Ovvio, la trattativa "non la riguarda". Si gioca a porte chiuse. "Processo sommario" scrive oggi l'avvocato Guido Scorza sulle pagine de Il Fatto Quotidiano.

Dentro il palazzo sanno che una presa di posizione troppo cauta potrebbe scatenare l'inferno. In fondo è da sabato scorso che tassisti e autisti 2.0 se le stanno dando. O meglio, i secondi se le stanno prendendo.

Uber

"Non accetteremo violazioni. Il noleggio con conducente ha regole chiare: si deve partire dall’autorimessa e la tariffa deve essere chiara", dichiara il Ministro Lupi dopo la riunione. La decisione è stata presa, anche se le norme non sono così esplicitamente lineari da sostenere questa posizione. E infatti Uber ricorrerà.

A poche ore di distanza dalle dichiarazioni di Lupi si è fatta sentire la voce di Matteo Renzi. "Io ho utilizzato Uber a New York con un amico. L'ho trovato un servizio straordinario, dalla prossima settimana affronteremo anche questo". Colpo di scena?

"La sentenza di ieri, infatti, non dice, in realtà, nulla che già non si sapesse ovvero che alcune possibili forme di utilizzo di Uber costituiscono una violazione della disciplina vigente e verranno perseguite – come, peraltro, avviene da mesi – e che la nuova declinazione del servizio UberPOP (sperimentale da qualche settimana, NdR.), così e com'è, rischia di dar luogo a forme di esercizio abusivo della professione di tassista e conducente pubblico e, dunque, di essere egualmente fuori legge", puntualizza l'avvocato.

"Deve intervenire la magistratura, noi possiamo solo controllare sulla strada", ha sottolineato Maroni. Assicurati quindi "controlli su vasta scala, senza sconti a nessuno", come ha detto il prefetto.

"Siamo disponibili a incontrare le istituzioni per spiegare i vantaggi del nostro servizio. La legge del '92 va aggiornata considerando le nuove tecnologie e UberPOP fa parte di un mercato che esiste in tutto il mondo", ha risposto la sconsolata Benedetta Arese Lucini.

La guerra continua ma ancora una volta dispiace che non siano stati ascoltati i consumatori. Dispiace che di fronte all'innovazione invece del dibattito e il confronto sia montata una protesta violenta.

Violenta nei toni e in alcuni casi nei fatti. E allora parliamo nuovamente di liberalizzazione e di controlli fiscali sulla compravendita delle licenze. Di controlli sui casellari giudiziari.

Gli italiani vogliono trasparenza su tutto. Magari è l'occasione buona.