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a cura di Dario D'Elia

Uber Works è un nuovo servizio sperimentale che secondo il Financial Times dovrebbe consentire alle aziende di trovare forza lavoro temporanea da impiegare per eventi o attività di basso profilo, come lavapiatti, guardie giurate, etc. Il progetto di startup (interna) ormai in sviluppo da mesi, secondo le fonti, dovrebbe adottare un modello di business on-demand (a chiamata?). Insomma, una sorta di replica di quel che avviene con il ride-sharing.

Non vi sono ancora molti dettagli sulla sperimentazione avviata a Los Angeles e Chicago - e l'azienda per ora ha preferito non commentare - ma si parla del possibile coinvolgimento di società specializzate nel lavoro interinale. Ad esempio, proprio nell'Illinois, pare che Uber abbia un adeguato numero di autisti che potrebbero prestarsi a queste attività e, sommando ogni collaborazione, raggiungere un introito accettabile. In ogni caso è più probabile un approccio business-to-business che qualcosa rivolto direttamente all'utenza consumer.

Il Financial Times è convinto che questa strategia potrebbe consentire all'azienda di diversificare e quindi rendersi più appetibile agli occhi degli investitori quando il prossimo anno sbarcherà in Borsa. In pratica, dimostrare di non essere solo un servizio che si occupa di trasporti, ma una filosofia imprenditoriale replicabile in ogni settore.

Uber Works comunque non è in procinto di sbarcare sul mercato: la ricerca dei candidati sembrerebbe appena iniziata. Gli annunci comparsi a Chicago parlano di un generico "progetto speciale" con "ambiziosi traguardi e obiettivi" che prevede "grande interesse nel settore del lavoro on-demand" e "(lavoro) su chiamata quando l'attività è più movimentata (spesso di notte, weekedn e festivi)".

E il pensiero non può che correre a decenni di battaglie sindacali, diritti dei lavoratori, contratti... Tutto artificiosamente azzerato da una app.