"L'Italia non può sperare di cogliere in pieno i benefici dell'economia digitale fino a quando un terzo della sua popolazione si astiene dall'usare Internet regolarmente". Il commento dei ricercatori UE che hanno redatto l'edizione 2016 dell'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI) non potrebbe essere più lapidario.
Poche ore fa la Commissione Europea ha pubblicato il documento che fotografa lo scenario europeo sul fronte della connettività, delle competenze digitali, i servizi PA, etc. Ebbene, ci sono stati diffusi miglioramenti e anche l'Italia ha compiuto qualche passo in avanti, ma noi più degli altri abbiamo un problema culturale.
Rispetto all'anno scorso il numero di utenti Internet italiani è cresciuto del 4%, ma la nostra popolazione digitale nel 31% dei casi manca delle minime competenze per fare qualsiasi cosa e il restante 63% svolge poche attività complesse online.
Gli specialisti del DESI sostengono che sia un problema di educazione: solo il 42% della popolazione è andato oltre l'istruzione secondaria (siamo quart'ultimi in Europa). In secondo luogo scontiamo una società piuttosto "anziana".
Dopodichè gli operatori delle telecomunicazioni negli anni non hanno fatto abbastanza e se la nostra copertura in fibra è solo al 44% (+8% rispetto al 2014) si deve a strategie complessivamente discutibili. La quota di abbonamenti a servizi broadband sopra i 30 Mbps è del 5,4% (+1,6%).
"L'Italia, con un punteggio complessivo pari a 0,4 (su 1) è al 25° posto nella classifica dei 28 Stati membri dell'UE", si legge nella nota ufficiale. Nell'ultimo anno ha fatto pochi progressi in relazione alla maggior parte degli indicatori. Una delle eccezioni riguarda il ruolo maggiore del commercio elettronico nel fatturato delle PMI (8,2% del totale), ma l'industria italiana potrebbe trarre vantaggi da un uso più diffuso delle soluzioni di eBusiness".
Per quanto riguarda i servizi pubblici digitali, l'Italia si avvicina alla media dell'UE.
"I progressi dell'UE ci sono, ma sono troppo lenti. Non possiamo riposare sugli allori. Se vogliamo metterci al passo con Stati Uniti, Giappone e Corea del Sud, dobbiamo darci da fare", ha commentato Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione e Commissario responsabile per il Mercato unico digitale.
"Sulla base dell'indice pubblicato oggi, a maggio presenteremo raccomandazioni concrete per il miglioramento della performance nazionale degli Stati membri dell'UE. Sono certo che queste azioni, insieme con il nostro lavoro per creare un mercato unico digitale, consentiranno all'UE nel suo complesso e ai singoli Stati membri di compiere progressi molto più rapidi nei prossimi anni".
L'Unione europea nel suo complesso ha un punteggio di 0,52 su 1, un miglioramento rispetto allo 0,5 dell'anno scorso. Tutti i paesi dell'UE tranne la Svezia hanno migliorato il loro punteggio.
La Danimarca, i Paesi Bassi, la Svezia e la Finlandia rimangono in testa alla classifica del DESI. I Paesi Bassi, l'Estonia, la Germania, Malta, l'Austria e il Portogallo sono i paesi che crescono più in fretta e stanno distanziando gli altri.
La connettività è migliorata ma rimane insufficiente a lungo termine: il 71% delle famiglie europee ha accesso alla banda larga ad alta velocità (almeno 30 Mbit/sec) rispetto al 62% dell'anno scorso.