UE: non prevaricate l'AGCOM, è il vostro garante

La Commissione Europea ha segnalato all'Italia che rischia una sanzione per la norma sulla liberalizzazione dei servizi accessori di unbundling. Non è il tema a essere oggetto di discussione bensì la prevaricazione dell'AGCOM.

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a cura di Dario D'Elia

La Commissione Europea è preoccupata per le ingerenze del Governo italiano su questioni che dovrebbero riguardare l'AGCOM. Poche ore fa è giunta da Bruxelles una nota riguardante la legge che dovrebbe consentire ai provider concorrenti di Telecom Italia di affidare i servizi ausiliari di unbundling a società terze.

In pratica, si sta parlando di quel decreto che l'anno scorso puntava a liberalizzare il settore. L'intento era quello di togliere il controllo della manutenzione e delle attivazioni delle linee residenziali dalle mani dell'ex-monopolista.

La Commissione critica il fatto che sia stata limitata la discrezionalità del Garante delle Comunicazioni. "Questo è contrario alle norme UE, che richiedono che l'autorità regolatoria nazionale eserciti i suoi poteri ex ante in modalità indipendente", si legge nella nota ufficiale. "La Commissione ha pertanto deciso di inviare un parere motivato all'Italia, che ha due mesi per rispondere. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione potrà deferire l'Italia alla Corte di giustizia dell'UE".

Chi controlla il controllore?

Mettendo da parte per un attimo il parere di Telecom Italia, che vede l'operazione di liberalizzazione come un'esproprio, bisogna ammettere che l'epilogo della vicenda era scontato. Però viene da credere che non vi fossero alternative. E solo andando con ordine se ne può capire il motivo.

Il primo dettaglio è che il nostro Garante delle Comunicazioni è solo apparentemente indipendente poiché i suoi membri sono eletti per metà dalla Camera dei deputati e per metà dal Senato della Repubblica. Il presidente è scelto direttamente dal Presidente del Consiglio.

Il Governo Monti l'anno scorso ha rimescolato il board, ma come sappiamo il Parlamento era quello eletto nel 2008. Dopodiché tutti sanno da anni che il problema dei servizi accessori dell'unbundling (manutenzione, attivazioni, etc.) pone un limite alla competizione. Ovviamente se il Garante non se ne occupa, e a qualcuno interessa la questione bisogna trovare un escamotage. Ecco quindi arrivare nel 2012 il Decreto Legge Semplificazioni del Governo Monti, che a tutti gli effetti "prevarica" l'AGCOM.

Presidente Cardani ci pensi lei

Dopodiché è inevitabile il richiamo alla Commissione Europea, che è costretta a intervenire. Ma allo stesso tempo i riflettori puntati obbligano l'AGCOM (e chi rema contro nel board) a doversi occupare dell'argomento. Già, perché effettivamente è la stessa Unione Europea che ha ribadito più volte che la liberalizzazione dei servizi accessori dell'unbundling è uno strumento fondamentale per agevolare la competizione.  

Quindi in sintesi il problema è che il nostro Garante è meno libero di quelli stranieri per colpa della lottizzazione dei partiti.

L'ultimo dettaglio che completa la storia riguarda la denuncia antitrust a carico di Telecom Italia. È accusata da alcuni operatori concorrenti di rifiutare troppe attivazioni dei servizi di accesso alla rete. L'ultima protesta da parte di Wind e Fastweb è avvenuta poche settimane fa. Possiamo presumere che il controllo della gestione delle attivazioni abbia un certo peso sugli equilibri di mercato?

Si può davvero andare avanti così cara Commissione Europea? Ma chi controlla che i Garanti facciano davvero gli interessi dei consumatori?