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a cura di Dario D'Elia

Tassa sui link e filtri online potrebbero diventare praticamente obbligatori in Europa, se la nuova riforma del copyright dovesse essere approvata dal Parlamento UE. Venerdì scorso il Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper), responsabile della preparazione dei lavori del Consiglio dell'Unione Europea, ha dato l'ok per avviare le negoziazioni con il Parlamento e la Commissione sul testo finale della direttiva. Poco è cambiato della bozza iniziale, e di conseguenza sta montando la preoccupazione fra le file dei più accaniti difensori delle libertà online. Su tutti la parlamentare europea Julia Reda del Partito Pirata Tedesco.

"Dove nel caso del GDPR le istituzioni europee hanno fatto molti cambiamenti contro gli sforzi concertati delle lobby dei grandi interessi commerciali, nella riforma del copyright stanno per dare loro esattamente quello che vogliono", ha scritto Reda sul suo sito ufficiale.

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Le posizioni dei vari paesi

La cosiddetta "link tax" nasce come risposta alle proteste degli editori del mondo dell'informazione che vorrebbero essere remunerati per i link mostrati da Google nei risultati delle ricerche online. Se dovesse passare l'attuale bozza le società editrici potrebbero chiedere ai motori di ricerca un compenso per mostrare i loro contenuti fino a un anno di distanza dalla pubblicazione - inizialmente si parlava di 20.

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Le posizioni dei gruppi parlamentari UE

Lo stesso varrebbe per elementi parziali di articoli e news, quindi ad esempio le "snippet" che accompagnano i link dei titoli. Non è però ancora chiaro quale possa essere la soglia per far scattare il compenso. Decideranno i singoli stati membri in fase di recepimento, stabilendo eventualmente lunghezza o originalità o entrambe.

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Ovviamente molti editori vedono positivamente la nuova norma sul "tax link", ma le recenti esperienze di regolamentazioni nazionali in Europa dovrebbero convincere del contrario. In Spagna Google News ha chiuso, in Germania gli editori dopo un duro braccio di ferro sono stati costretti a ritornare sui loro passi a causa del danno provocato dalla riduzione della visibilità online.

"Se adottato obbligherebbe Google, Facebook e altre piattaforme a concludere accordi con i detentori di diritti e creatori per qualsiasi tipo di video, articoli o immagini protette da copyright e caricate online", sostiene BEUC, l'associazione dei consumatori UE. "Non fa comprendere ai consumatori se sia legale o no condividere i propri e-book o caricare i video delle vacanze con una canzone popolare in sottofondo".

Filtri per i contenuti caricati dagli utenti

Un'altra novità è rappresentata dalla possibilità di obbligare piattaforme come ad esempio YouTube a siglare licenze con i detentori di copyright per mostrarne i contenuti. Verrebbe creata una sorta di procedura che dovrebbe prevedere non solo la possibilità di rimuovere immediatamente il materiale, dopo le segnalazioni, ma anche prevenire che avvenga nuovamente sennò sarebbero ritenute responsabili.

E questo, come tutti ben sanno, sarebbe possibile solo con l'impiego di filtri informatici. Dettaglio per altro sottolineato da EuroISPA, l'associazione dei provider Internet, che paventa la possibile diffusione di blocchi ingiustificati e censure per i contenuti legali.

Sarebbero esclusi dagli obblighi gli stessi ISP, i siti di compravendita, i fornitori di servizi cloud, le realtà non-profit, come ad esempio Wikipedia, e le organizzazioni open-source.