UK: petizioni online discusse in Parlamento?

In Gran Bretagna David Cameron punta a portare in Parlamento le petizioni online sottoscritte da più di 100 mila cittadini. Il parlamentare laburista Paul Flynn contro i netizen, del tutto inaffidabili.

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a cura di Pino Bruno

Il governo conservatore britannico vuole chiudere il sito delle petizioni online aperto dall'ex premier laburista Tony Blair. Per migliorarlo e renderlo più efficace, assicura il primo ministro David Cameron. Sfrattato dal numero 10 di Downing Street, dov'è sempre rimasto in versione beta, e-Petitions dovrebbe traslocare sul portale governativo dei servizi ai cittadini, DirectGov. La proposta Cameron è suggestiva: ogni petizione firmata da più di centomila cittadini sarà presa in considerazione dal Parlamento.

In teoria, se la richiesta contenuta nella petizione è sensata, potrebbe trasformarsi in una proposta di legge di iniziativa popolare telematica. Ovviamente ci sarà un filtro, per impedire richieste assurde, come il ripristino della pena di morte, o velleitarie (?), come la riduzione delle tasse.

Potrebbero votare online soltanto i cittadini iscritti negli elenchi elettorali. Il governo potrà ignorare le petizioni più assurde o decidere di non dibattere temi già discussi alla camera dei Comuni.

Di questo si sta discutendo, in questi giorni, sui giornali britannici, e le critiche, a quanto pare, superano i consensi. Il parlamentare laburista Paul Flynn, membro della commissione per l'amministrazione pubblica ha detto alla Bbc che: "La blogosfera non è un'area riservata ai discorsi sensati. È dominata dagli ossessionati e dai fanatici e ci troveremo davanti a delle idee folli".

David Cameron

Staremo a vedere se i cittadini britannici faranno buon uso del nuovo strumento messo a disposizione del governo. David Cameron, fin dal suo esordio come premier, ha cercato di dare una svolta digitale all'azione del suo governo. La dichiarazione del deputato Flynn, invece, fa capire perché i laburisti hanno perso il consenso dell'elettorato giovanile.

ringraziamo Pino Bruno per la collaborazione