Un database di presunti pirati digitali: la proposta inglese

I provider inglese potrebbero creare database di utenti pirata.

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a cura di Dario D'Elia

La repressione anti-pirateria è un vento che soffia da tempo in tutta Europa, ma nelle prossime settimane si farà sentire soprattutto nel Regno Unito. Le lobby industriali delle musica e del cinema il 12 settembre incontreranno David Cameron per proporre una serie di misure per la lotta al downloading illegale.

Secondo quanto riporta The Guardian il fascicolo di proposte comprenderebbe un codice volontario espressamente ideato per i provider a banda larga. BT, Virgin Media, BSkyB e TalkTalk sono già in contatto con British Phonographic Industry e British Video Association, ma il confronto non è facile.

Downing Street 

Di fatto agli operatori TLC viene richiesto di creare un database di utenti pirata. In pratica compilare una lista che includa tutti i clienti responsabili di traffico digitale illegale. O meglio, coloro che i detentori di copyright ritengono tali. Dopodiché non è ancora chiaro come questo database potrà essere usato. Si parla della possibilità di sospendere i servizi di accesso ma anche di azioni legali nei confronti dei pirati più incalliti.

Ovviamente come è già avvenuto in altri paesi, Francia in primis, si pongono problemi di carattere costituzionale e normativo. Fermo restando il danno economico provocato dalla pirateria, le associazioni di categoria sottolineano che la legge vigente (Data Protection Act) consente la registrazione (parziale) di dati personali solo per scopi commerciali.

"Le aziende musicali e cinematografiche stanno parlando con i provider per affrontare il tema del file-sharing illegale ma ciò che propongono è infattibile", ha commentato Emma Hutchinson, portavoce di Virgin Media.

Bisogna ricordare che la stessa Virgin Media tra il 2009 e 2010 avviò un progetto pilota di collaborazione con le major che prevedeva la spedizione di notifiche a (presunti) utenti pirata. Non portò a denunce o alla divulgazione di dati personali a terze parti, ma fondamentalmente si limitò ad alzare solo un gran polverone sull'argomento.

David Cameron

"Siamo coinvolti nelle discussioni sulle misure per affrontare il file-sharing illegale e fondamentalmente vorremmo raggiungere un accordo volontario. In ogni caso i diritti dei nostri clienti vengono sempre prima e non accetteremo mai un accordo che possa comprometterli".

British Phonographic Industry per ora si è limitata a gettare acqua sul fuoco, ma l'obiettivo è chiaro: convincere il Primo Ministro Cameron a intervenire con una revisione delle leggi che bloccano l'azione anti-pirateria.

Il portavoce del Department for Culture, Media and Sport però ha già messo le mani avanti indicando nella "moral suasion" l'opzione chiave per far felici i provider. "Siamo a conoscenza delle discussioni industriali, e accoglieremo favorevolmente un sistema che possa essere efficiente ed equo per i consumatori", ha dichiarato. La colazione a Downing Street per gli addetti ai lavori è fissata per il 12 settembre.