Un mini-cervello in provetta: tutto parte dalle staminali

Ricercatori dell'Institute of Molecular Biotechnology di Vienna hanno sviluppato un tessuto tridimensionale che, se adeguatamente sviluppato, potrebbe trasformarsi in un fasimile del nostro cervello.

Avatar di Manolo De Agostini

a cura di Manolo De Agostini

Scienziati dell'Institute of Molecular Biotechnology di Vienna hanno sviluppato un "cervello in miniatura" che servirà non solo a capire come l'organo si sviluppa nel grembo materno, ma anche a ricercare l'origine di problemi neurologici e mentali come la schizofrenia e l'autismo.

La definizione "cervello in miniatura" è una semplificazione giornalistica che serve a rendere più fruibile un'informazione dietro cui si cela qualcosa di complesso e stupefacente. Gli scienziati hanno infatti ottenuto, partendo dal cellule staminali, un pezzo di tessuto cerebrale 3D umano di alcuni millimetri. Non è quindi un cervello vero e proprio, anche se i ricercatori l'hanno paragonato a quello di un feto di nove settimane.

Sezione del tessuto ottenuto

Purtroppo le strutture al momento non possono crescere oltre alcuni millimetri perché, all'interno di un una piastra di Petri, i nutrienti e l'ossigeno non possono raggiungere il centro degli "organoidi" cerebrali, che rappresentano i mattoni che permettono a un cervello di svilupparsi. Per sviluppare organoidi più grandi ci sarebbe bisogno di un apporto di sangue costante al centro degli stessi, e al momento non sappiamo come fare.

Il tessuto sviluppato è stato ottenuto da cellule cerebrali immature derivate da cellule staminali in grado di organizzarsi autonomamente in tessuti simili a quelli cerebrali, in presenza delle giuste condizioni di coltura. Gli organoidi cerebrali ottenuti possono sopravvivere per 10 mesi, non di più, ma hanno dato vita a un tessuto con sotto-regioni distinte che ricordano parti di corteccia, retina e strutture per produrre fluido cerebrospinale, e segni di funzionamento neuronale.

"Le parti sono state organizzate correttamente, ma non sono collegate bene tra loro", ha dichiarato il coordinatore dello studio Juergen Knoblich a Popular Science. Knoblich ha descritto il tutto come una "macchina dove avete un motore e le ruote, ma il motore è sul tetto. La macchina non funzionerà mai, ma potrete prenderla e analizzare come funziona il motore".

Il ricercatore ha anche aggiunto che gli organoidi difficilmente raggiungeranno la complessità richiesta per avere funzioni avanzate come la conoscenza, e ha inoltre sottolineato che l'intenzione dei ricercatori non è quella di creare "parti di ricambio" o un cervello intero. "Sono pessimista. L'incredibile complessità del cervello non permetterà un rimpiazzo delle strutture. In un cervello adulto tutte le prati sono intimamente integrate con altre aree del cervello. Sarebbe davvero difficile riparare difetti in questo modo", ha concluso Knoblich.