Un mondo in miniatura
La struttura di gioco principale di Yakuza ruota attorno a due semplici elementi, un bar, gestito da un’amica di Kiryu, ed una mappa, indispensabile per orientarsi nelle vie del quartiere. Nel locale il nostro eroe ha la possibilità di conservare i propri oggetti, recuperare lo status energetico o più semplicemente salvare il progresso della partita in corso. La mappa, invece, indica il luogo esatto da raggiungere per proseguire nella storia. Individuato il punto d’arrivo, infatti, non resta altro che intraprendere la strada più breve (giusto per evitare eccessivi scontri con gli yakuza locali), per poi giungere in una zona solitamente marcata da una scena d’intermezzo relativa alla trama. A questo punto, o scatta il consueto pestaggio, o l’indicatore della mappa si sposta immediatamente su un’altra ubicazione. La routine e la linearità sono così alla base della storia, la quale può essere terminata in pochissime ore senza eccessivi grattacapi. Fortunatamente, Yakuza è infarcito da una miriade di missioni secondarie (da scovare), il più delle volte caratterizzate da ottime ricompense, come corsi di arti marziali o card speciali per poter ammirare gratuitamente tutti gli strip-tease della città. Questi interessanti diversivi, completamente slegati dalla storia principale, hanno così il potere di risollevare il titolo dal suo concept estremamente basilare ed ingrato.