Un'altra legge ammazza-blog a pallettoni per colpire tutti

Il senatore Torrisi ha presentato una nuovo proposta di legge contro la diffamazione.

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a cura di Dario D'Elia

L'ultima legge ammazza-blog, presentata dal senatore Pdl Salvatore Torrisi, si candida come la più estrema degli ultimi anni. Il testo del disegno di legge n°903 al momento non è ancora disponibile sul sito del Senato, ma l'avvocato Guido Scorza pare essere riuscito a raccogliere qualche indiscrezione al riguardo.

Basta immaginare una delle tante proposte di legge riguardanti la diffamazione a mezzo stampa e online e aggiungervi un tocco di pepe. E così, come riporta Scorza su Il Fatto Quotidiano, si scopre che il senatore propone un obbligo di rettifica in 24 ore per qualsiasi sito web. È sufficiente sentirsi insultati per domandare al gestore di rimuovere ogni contenuto, anche i commenti degli utenti. Insomma, una super responsabilità che non esiste neanche nel mondo dell'informazione digitale regolamente registrata: la Cassazione ha stabilito che la responsabilità dei post online rimane degli autori.

"I maligni – o, forse, semplicemente i realisti – ritengono che si tratti di un disegno di legge ad personam per colpire Beppe Grillo e mettere a tacere il suo blog", scrive Scorza. "Il punto però non è questo. Il punto è che, quale che sia l’obiettivo perseguito dal Parlamentare pdllino, il disegno di legge costituisce una delle più gravi minacce alla libertà di parola sul web, registrate sin qui".

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"Internet non può continuare ad essere il luogo virtuale dell'impunità", sostiene Torrisi. Ma in fondo questa è una frase sui massimi sistemi, perché potrebbe essere applicata alla realtà del nostro quotidiano fisico. La sensazione ancora una volta è che si esprimano opinioni su settori che si conoscono poco.

Per altro bisogna segnalare una scivolatina. "[...] in rete scritti tali da configurare la commissione di reati possono essere pubblicati tanto sui normali siti internet quanto sui blog, spazi web per i quali, a differenza dei primi, non è prevista la registrazione presso il Centro nazionale ricerche di Pisa e per i quali risalire ai responsabili è ancora più difficile e, praticamente, possibile solo attraverso indagini della polizia postale", sostiene Torrisi, stando a quanto riporta Scorza. In verità sta parlando del Consiglio Nazionale delle ricerche (NIC), il registro dei domini Internet, ma non è chiaro questo meccanismi di obbligo a cui allude.

È vero che vi sono spazi della Rete contraddistinti da comportamenti anarcoidi, ma non bisogna dimenticare la natura organica di questo sistema. Non si può affrontare un problema della cristalliera con un bazooka. Che poi a volte viene da pensare che per taluni l'analogico andava molto meglio. Qualsiasi cosa si scopriva (forse) all'ultimo momento. Adesso vengono pinzati subito.