Vicini vicini

Siamo saliti a bordo del sottomarino Enrico Toti e con la guida del Capitano di Vascello Antonio Bellini della Marina Militare abbiamo ricostruito la vita di bordo. Un viaggio appassionante ricco di curiosità.

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a cura di Elena Re Garbagnati

Vicini vicini

La domanda che mi tamburella in mente dal momento in cui sono salita a bordo: è in quanti stavano a bordo? Ho visto la cuccetta del Comandante davanti alla cucina - che per poco non è più piccola di quella di mia figlia – e poi ho contato altre 13 cuccette. Ok a bordo c'era una folla: 14 persone in quello spazio a me sembrano tante. Qui viene il bello: a bordo erano molti di più, erano tra 20 e 30 persone, 4 ufficiali e 22 tra sottufficiali e marinai.

Enrico Toti - brande
Enrico Toti - brande

La matematica non è mai stata il mio forte, ma i letti erano quelli. Quando mi hanno spiegato il trucco sono rimasta a bocca aperta: a parte il comandante, gli altri dormivano in una branda "calda". In pratica per ogni branda c'erano due persone che si alternavano nei turni di sonno e lavoro. A seconda della durata della missione e della specializzazione, i militari a bordo erano divisi in due turni che seguivano lo schema 4+4, cioè 4 ore di guardia e 4 ore di riposo, in altre lo schema 4+8 (con due brande si dormiva in tre).

Anche a questo riguardo Bellini stempera: "bisogna sempre tenere a mente la proporzione: l'equipaggio era normalmente di 27 persone, di cui la metà era sveglia e la metà riposava, con il sistema della branda calda, quindi alla fine ci si deve immaginare che in effetti c'erano 10-13 persone che lavoravano e le altre che riposavano o mangiavano. L'equipaggio era tutto in piedi solo in uscita e in rientro dal porto".

Ok, ma dove li mettevano i viveri per così tante persone? "In cucina c'era l'unico frigorifero e avevamo un congelatore limitato. A prora, sopra ai siluri, attorno ai siluri e in tutti gli spazi disponibili s'imbarcavano viveri freschi. Poi c'erano quelli secchi (pasta, scatolette e via dicendo) che si stipavano ovunque. Nei primi 10 giorni si mangiavano viveri freschi – c'era gente che dormiva sopra alle ceste di frutta – e man mano si liberava posto.

Enrico Toti - prora
Enrico Toti - prora

Poi si passava a quelli secchi: scatolette, pasta. Fondamentale era il ruolo del cuoco a bordo perché doveva aver grande fantasia per riuscire a variare i pasti (pasti classici: un primo, un secondo, un contorno e frutta, che quando finiva fresca era sciroppata). Ancora oggi quando mangio frutta sciroppata mi viene in mente il Toti. È anche da tenere conto il fatto che navigando, quindi muovendosi poco, già dopo una settimana il personale iniziava a mangiare meno. Si mangiava un piatto di pasta e il secondo si saltava, alla mattina si beveva solo il caffè invece della colazione abbondante dei primi giorni perché non avendo capacità di smaltire si era sempre sazi. Come sulle navi anche qui si manteneva la tradizione della pizza a mezzanotte, sia per chi era di guardia sia per chi smontava".

Mi guardo attorno dento al Toti e comincio a farmi un'idea più calda dell'ambiente: mi vedo salami, formaggi e ceste di verdura che decorano l'ambiente un po' come le pareti di una drogheria di quand'ero piccola, interminabili partite a carte – che a casa mia si fanno solo a Natale con tutta la famiglia riunita – pizza la sera, magari qualche panno steso. In effetti così è più bello, è "vissuto" di quel calore che rende una casa accogliente al di là dei muri e della mobilia. È vita.

E di tempo ne passavano a bordo: "le missioni variavano in funzione dell'attività da svolgere, si poteva fare una settimana in area di operazione, io sono arrivato a fare 27 giorni continuativi sul Toti in mezzo al mare" mi narra Bellini. "La media era una settimana, 10 giorni, poi variava a seconda della distanza dell'area che interessava".

La visita al Toti è finita, scendo ma non voglio ancora lasciar andare il Comandante. Sono curiosa di sapere come sono i battelli moderni, visto che in qualche passaggio me ne ha accennato. E che differenze ci sono con il Toti. Bellini mi spiega che "il paragone che possiamo usare sono i Todaro, la classe 212 che abbiamo realizzato insieme ai tedeschi. Sono battelli che vanno a idrogeno-ossigeno (sfruttando le celle a combustibile). Più o meno figurativamente sono come un Toti, solo che gli spazi a bordo sono sfruttati in una maniera intelligentissima. Sono stati ricavati spazi che sui Toti non c'erano, anche se più o meno le dimensioni sono le stesse.

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Altra caratteristica è che chi scende a bordo non sente odori di nessun tipo. E ha maggiori sistemi di comando e controllo perché la tecnologia è più aggiornata. Lo scopo dei sottomarini oggi come un tempo è quello di garantire la sicurezza delle vie di comunicazione e oggi di contrastare il terrorismo, la pirateria ed i traffici illeciti, per questo servono sistemi tecnologicamente avanzati che sul Toti non c'erano.

Il Toti lo s'impiegava principalmente in un contesto internazionale di Guerra Fredda nel Mediterraneo, i battelli classe Todaro vengono impiegati in missioni di raccolta informazioni ed antipirateria, come nel Golfo di Aden, cosa che non si poteva fare con i classe Toti perché non avevano né l'autonomia né le capacità tecnologiche per farlo. Ora lo possiamo fare e otteniamo grandi risultati, non solo dal punto di vista strettamente militare ma anche in settori di interesse della collettività (dual-use). Todaro è un passo evolutivo del Toti in chiave moderna sia come costruzione sia come impiego. La filosofia è la stessa, l'equipaggio è sempre di 27 persone, ma ha spazio e un modo di vivere e di operare completamente distinto da quello del Toti".

Ci devo salire, non posso non avere idea di come sia fatto un battello moderno e non avere gli elementi per fare un paragone. Sarebbe come avere visitato un castello medievale e non avere idea di come sia fatta una casa dei giorni nostri. Ho finito il capitolo, ma il racconto è ancora lungo. Restate in ascolto e ogni tanto date un'occhiata dal periscopio… ci risentiremo presto.