Vikings, ricostruzione storica e intrattenimento

La violenza e la brutalità del popolo norreno invadono il piccolo schermo in una serie ad alto budget e tanta azione.

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a cura di Andrea Balena

Il florido mercato delle serie TV negli ultimi anni fa gola a numerosi network e produttori dell'entertainment. Non c'è quindi da stupirsi che persino un canale a carattere divulgativo come History Channel abbia deciso di buttarsi nel settore del drama televisivo. In pochi anni negli Stati Uniti questo canale ha messo a segno alcuni importanti successi nel palinsesto, produzioni di livello cinematografico che hanno i loro punti di forza nelle incisive ricostruzioni storiche.

Il primo nome di spicco - nonché il più famoso - è Vikings, ad opera di quel Micheal Hirst già autore dello sceneggiato storico I Tudor, che come indica il titolo porta in televisione i brutali saccheggi e lotte interne del popolo vichingo nel IX secolo d.C., e che pone al centro della vicenda Ragnar Lothbrok, un guerriero ed esploratore realmente esistito e divenuto leggendario.

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In assenza di testi o prove storiche, la figura di Ragnar si è nei secoli mischiata alle vicende di altri condottieri norreni, in particolare a quella del conte omonimo presso la corte del re danese Horik I. Nella finzione il personaggio, interpretato dall'attore australiano Travis Fimmel (visto in seguito nel film Warcraft - L'inizio), è un contadino scandinavo che sogna di esplorare le terre ad occidente, che all'epoca erano ancora sconosciute ai vichinghi. La sua sete di conoscenza (o ostinazione?) lo mette presto in contrasto con il suo conte, che preferisce invece continuare le razzie nei territori orientali. Sorretto da una apparente benevolenza divina, Ragnar comincia la sua scalata al potere, aiutato dai primi successi militari nelle lande inglesi.

Lo show si caratterizza sin da subito per l'alto tasso di violenza e la sceneggiatura non tenta di nascondere questa caratteristica del popolo norreno: i combattimenti sono brutali e cruenti, assolutamente fra i migliori mai apparsi sul piccolo schermo per credibilità e fisicità, con corpi sudati e ricoperti del sangue degli avversari in battaglia.

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Oltre a una sana quantità di azione testosteronica, Vikings si diletta anche nell'approfondimento della questione religiosa di questo strano popolo: tramite il punto di vista di Athelstan, un monaco cristiano fatto schiavo da Ragnar, lo spettatore è gradualmente introdotto ai miti e alla fede nordica. I racconti di Thor, Odino, Freja e le visioni del Valhalla si animano su schermo grazie a intriganti sequenze, basati sui sogni dei personaggi, che nelle loro ore più buie si rivolgono al padre degli dei in cerca di soccorso. Non tarderà ad arrivare il confronto con la fede cristiana, incarnata dalle monarchie occidentali, e i momenti di crisi religiosa che l'ormai ex uomo di Dio affronterà (approfondito anche in una webserie dedicata).

La strada di Ragnar è costellata da guerre, miti, inganni e nemici inaspettati. In questo la cifra stilistica dello show si ispira molto al Trono di Spade, rielaborando il tutto con un ritmo serrato e incalzante. La storia si evolve nei temi e nella dimensione delle battaglie - da "scaramucce" locali fra conti fino all'imponente assedio alla Parigi dei Franchi - che riescono a stupire ed esaltare anche gli spettatori più smaliziati.

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Vi sono alcune scelte controverse di sceneggiatura legate alle relazioni fra i personaggi, palesemente pensate per smuovere e fare evolvere la narrazione: nemici mortali che mettono da parte in una frazione di secondo i loro dissapori per un obbiettivo comune e allo stesso tempo alleati storici del protagonista che gli voltano le spalle per scopi misteriosi. Non sono eventi frequenti o che rovinano del tutto la visione, ma possono far storcere il naso ai più esigenti.

Il primo esperimento seriale di History Channel funziona alla grande per molti motivi, tanto da rendere Vikings una delle serie più richieste degli ultimi anni sui servizi on demand di tutto il mondo. In Italia la si può recuperare sia in chiaro sul canale Rai 4 con doppiaggio nostrano che su Netflix o TimVision, quest'ultimo addirittura in pari con la programmazione statunitense.