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a cura di Elena Re Garbagnati

Spitzer opera nell'infrarosso, che il più delle volte è la frequenza della radiazione di calore emessa dagli oggetti caldi. Ogni oggetto con temperatura superiore allo zero assoluto infatti emette spontaneamente radiazione in questa banda. Pertanto Spitzer è riuscito a raccogliere informazioni su alcune delle galassie più distanti dell'Universo conosciuto, in quanto la luce proveniente da alcune di quelle galassie ha viaggiato per 13,4 miliardi di anni prima di raggiungere la Terra ed è soggetta al fenomeno del redshift. Ciò vuol dire che il loro spettro viene spostato verso lunghezze d'onda maggiori, e per questo il picco spesso ricade proprio nell'infrarosso, consentendone una migliore osservazione.  

Ovviamente Spitzer, come tutti i telescopi, è anche una sorta di "macchina del tempo": nel momento dell'osservazione vede le galassie lontane come erano meno di 400 milioni di anni dopo la nascita dell'Universo. Inoltre, osservare nell'infrarosso consente di rilevare oggetti in zone molto polverose e ricche di gas, poichè la luce emessa viene assorbita e reirradiata proprio in questa banda, come ad esempio stelle in formazione, pianeti o anche galassie nascoste da grandi nubi intergalattiche.

Spitzer lancio

Il lancio di Spietzer. Crediti: NASA

Una curiosità è che Spitzer è uno strumento molto piccolo, con uno specchio di soli 85 cm di diametro, ma non è soggetto all'azione di disturbo dovuta alla turbolenza atmosferica, e inoltre è stato progettato per osservare nella banda infrarossa, quindi non è affetto da assorbimento dovuto a polveri e gas. Questi particolari gli hanno consentito finora di ottenere risultati straordinari, tra cui proprio la scoperta dei sette esopianeti annunciata ieri dalla NASA.

Attualmente gli studi delle galassie remote vengono condotti incrociando i dati raccolti da Spitzer, dall'Hubble Space Telescope, dal Compton Gamma Ray Observatory (che non è più operativo dal 2000 a causa di un guasto) e dal Chandra X-ray Observatory, che insieme compongono i "magnifici 4" del programma programma Great Observatories della NASA. Le osservazioni sono realizzate raccogliendo la luce in un intervallo di lunghezze d'onda differenti, quindi i dati vengono combinati restituendo agli scienziati immagini più complete.

Chandra X ray Observatory

Chandra X ray Observatory. Crediti: NASA

Michael Werner, scienziato del progetto Spitzer al NASA JPL, ha spiegato che "il programma Great Observatories è stato un'idea brillante. L'idea di ottenere immagini multispettrali o dati differenti su uno stesso fenomeno astrofisico è molto avvincente".