Vittoria per gli ultras della pirateria: FIMI reclama il rigore

Il presidente uscente del Garante per le Comunicazioni ha congelato la norma anti-pirateria e illustrato il "Bilancio di mandato 2005-2012" al Senato. La FIMI ha reagito perdendo il senno: hanno vinto gli ultras della pirateria.

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a cura di Dario D'Elia

L'AGCOM alla fine ha rimesso nel cassetto la nuova norma anti-pirateria scatenando le ire della FIMI, la Federazione Industria Musicale Italiana. Il presidente uscente del Garante per le Comunicazioni, Corrado Calabrò, oggi ha illustrato senza grandi sorprese il "Bilancio di mandato 2005-2012" al Senato.

"Il Presidente Calabrò oggi ha di fatto sancito la resa dell'Autorità, consegnando virtualmente la maglia dell'Agcom agli ultras della pirateria", ha commentato il presidente FIMI Enzo Mazza. "Bene ha fatto l'amministrazione Obama a mantenere l'Italia nella lista nera dei Paesi con scarsa tutela dei diritti di proprietà intellettuale a causa della mancata adozione del regolamento AGCOM, ampiamente promesso anche dal Presidente dell'Autorità in più occasioni. Situazione resa ancora più  paradossale dal fatto che la Spagna é invece uscita dalla lista nera con l'adozione di una nuova norma anti-pirateria".

Gli Ultras della Pirateria

La famosa black-list effettivamente ci mette in cattiva luce: nel report annuale "Special 301" sulla lotta antipirateria è ben evidenziata la criticità del caso italiano e la mancanza di un regolamento AGCOM per far pronte al problema delle violazioni di copyright.

"Proprio in questa fase nella quale si sta sempre più affermando il mercato digitale della musica, in Italia secondo i dati Deloitte, nel primo trimestre del 2012, la musica online ha superato il 30% del totale mercato, con una crescita del 44%, sarebbe stato necessario dare un segnale all'offerta illecita con un provvedimento coraggioso. Alla fine però abbiamo assistito ad un discutibile dietro-front che di certo non ha messo in buona luce il nostro Paese nei confronti dei principali partner commerciali stranieri", ha concluso Mazza.

Il Presidente di Confindustria Cultura Italia Marco Polillo concorda con il collega di lobby. "Questo è un giorno triste in Italia per il diritto d'autore perché a causa dell'inerzia dell'AGCOM si è allargato lo spread tra legalità e pirateria su internet", ha commentato Polillo.

Arrivederci Calabrò

"L'incomprensibile dietrofront del Presidente Calabrò rispetto agli impegni pubblici da lui stesso presi in Senato e poi alla Camera dei Deputati lascia sgomenti. Non avremmo mai creduto che un uomo delle istituzioni si lasciasse influenzare da cattivi consiglieri e dagli estremisti della rete che pretendono un web anarchico dove è possibile calpestare ogni forma di diritto". 

FIMI e Confindustria Cultura hanno perso praticamente le staffe. A un passo dal traguardo si sono viste soffiare la volata da un Presidente AGCOM che ha preferito rimettersi al volere del Parlamento. Con il Governo Monti il referente è diventato il Ministro per lo Sviluppo Economico Corrado Passera e probabilmente è stato chiaro fin dall'inizio che il Garante delle Comunicazioni avrebbe dovuto riconsiderare il suo margine di manovra. Insomma, Calabrò attendeva un segnale che non è mai arrivato e quindi ha congelato ogni operazione.

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"C'è ancora scarsa consapevolezza delle potenzialità globali delle tecnologie della società dell'informazione; il che relega queste ultime a uno dei tanti strumenti di sviluppo economico", ha sottolineato Calabrò nel suo intervento. "(il settore TLC, NdR.) è la chiave di volta della rivoluzione digitale che, abilitando l'innovazione, può cambiare radicalmente i paradigmi dell'economia e della società". 

E cambiare paradigmi è una filosofia che dovrebbe valere per tutti: lobby industriali comprese. Pur riconoscendo il problema economico della pirateria non si può accettare la richiesta una normativa che privilegia i diritti di copyright rispetto a quelli della privacy senza coinvolgere il Parlamento. Dopodiché appare ancora più assurdo che in fase esecutiva si voglia completamente escludere ogni parere della magistratura. 

La verità è che le aziende non vorrebbero perdere tempo con la giustizia ordinaria, ma far passare ogni querelle attraverso tribunali speciali gestiti da organi amministrativi come ad esempio l'AGCOM. Tutto filerebbe liscio, anche perché lo stesso Garante è un organo semi-indipendente il cui board è deciso dal Parlamento e dal Governo. Insomma, c'era una soluzione semplice a portata di mano. L'ultimo volo di Calabrò ha punto nel vivo.