WALK-MAN: ecco com'è fatto e a cosa serve un robot umanoide

La ricercatrice Lucia Pallottino ci racconta qualche dettaglio sul robot umanoide WALK-MAN.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Introduzione

Qualche settimana fa abbiamo ricevuto un comunicato stampa, che ci raccontava di un ambizioso progetto mirato a costruire un robot umanoide di nuova generazione. Come spesso accade abbiamo confezionato un articolo, (WALK-MAN, robot umanoidi con imprinting italiano), ma durante la stesura abbiamo collezionato più domande che risposte.

Insomma, si parlava di un robot grande più o meno quanto un uomo, con una forma simile, e capace di fare le stesse cose. Una macchina che potrebbe entrare in azione in casi di emergenza e fare quello che facciamo noi, comandato a distanza o con una propria intelligenza.

Eravamo molto curiosi di saperne di più, soprattutto dopo aver letto che il progetto è coordinato dall'Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, e che vi partecipano diversi nostri connazionali. Parte del team si trova presso l'Università di Pisa, dove abbiamo rintracciato la Dott.sa Lucia Pallottino, ricercatrice e docente nel corso di Ingegneria Robotica e dell'automazione, oltre che naturalmente membro attivo del team che sta costruendo il WALK-MAN.

Il gruppo di ricerca di cui fa parte la Dott.sa Pallottino, coordinato dal Prof. Antonio Bicchi, lavora in particolare sulle mani, di cui si occupa praticamente solo l'ateneo pisano. Ma anche di tanti altri aspetti, perché "di fatto bisogna costruire un nuovo umanoide, e per farlo bisogna mettere in campo esperienze completamente diverse, che vanno dalla meccanica all'elettronica e al controllo, e chi più ne ha più ne metta. È un settore particolarmente multidisciplinare. Quello che forse non si apprezza è tutto quello che c'è dietro", ci ha confidato la scienziata. Le pagine che seguono sono il resoconto dell'incredibile conversazione che abbiamo avuto con lei. Tutti i virgolettati rappresentano parole pronunciate da Lucia Pallottino.