Wechat sfida Whatsapp

La Cina è un paese a due facce. Da una parte controlla, filtra e sorveglia aziende e cittadini. Dall'altra sembra tentare di espandersi sempre di più nel mondo occidentale con servizi di massa che potrebbero essere usati per scopi spionistici.

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a cura di Tom's Hardware

Come dicevo però bisogna anche raccontare come le aziende super tecnologiche della via della seta stanno cercando a tutti i costi l'internalizzazione dei prodotti. Wechat, simile a Whatsapp, secondo gli ultimi report ha registrato una crescita negli ultimi mesi di un +1000% che mette paura.

Si tratta di una chat istantanea con tante funzionalità: compresa la possibilità di giocare e conoscere altre persone con un semplice "search". Un po' Facebook, un po' whatsapp, un po' chatroulette, c'è di tutto un po' e sembra che per ora il mix funzioni bene. Neanche arriva Wechat che già spunta Jego, Skype made in China che sembra essere veramente ben fatto.

Spionaggio?

Ma cosa spinge tutte queste belle applicazioni a cercare il mercato estero? Non c'è già abbastanza pubblico in Cina per fatturare tanti bei soldi? E perché questa ricerca quasi immediata del debutto fuori dal proprio confine? Alla luce del Datagate questo "export" a tutti i costi un po' di dubbi li crea, addirittura Wechat è pubblicizzato in tv, crea party in Italia e viene consigliato da molti personaggi "famosi" nostrani.

I primi test di sicurezza su Wechat, fatti da Roberto Paleari, parlano di una sicurezza quasi inesistente, di una crittografia utilizzata, ma utilizzata male. Sappiamo bene e la storia insegna, che molto spesso la sicurezza viene trascurata per permettere agli stessi produttori di avere sempre una porta aperta dove andare a curiosare. Probabilmente l'idea che tutto abbia un secondo fine è da prevenuti, ma come dice il prof. Zanero la Cina ha una antica e consolidata tradizione per quanto riguarda lo spionaggio.

Di tutta questa storia la parte più sensibile è l'utenza che obiettivamente non è cosciente di quello che sta installando sul proprio dispositivo mettendo in pericolo la propria privacy. Paradossalmente gli unici super eroi che possono fare informazione sono le persone come Roberto Paleari che senza nessun tipo di interesse personale fanno dei test e rilasciano per tutti i risultati e mettono in allerta anche i più comuni utilizzatori.

Certamente il futuro indica la necessità di fare attenzione a quello che clicchiamo, accettiamo ed utilizziamo. Servirebbe più trasparenza da parte degli sviluppatori di software riguardo le misure di sicurezza che offrono ai "clienti", anche nel caso di prodotti gratuiti come Wechat e Jego.

La scusa del "non dico che sistemi utilizzo perché metto in pericolo il prodotto" è una scusa passata, è provato dai più grandi esperti di sicurezza informatica che la trasparenza sul prodotto non soltanto è dignitosa, ma aiuta gli sviluppatori stessi a ricevere feedback sui loro sistemi evitando così di essere "bucati" senza saperlo.

Parafrasando Evgene Morozov, il politologo famoso per il suo libro "Net delusion" (dove critica i cosiddetti tecnoutopisti), "Un click può risolvere qualsiasi problema". In questo ed in molti altri scenari, forse anche un "click in meno" può salvarci da altrettanti problemi.