WhatsApp: rispettiamo la privacy anche con Facebook

L'amministratore delegato di WhatsApp scrive per spiegare che la privacy degli utenti è al sicuro.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

"È senza ragioni né fondamenta, è da irresponsabili" scrive Jan Koum di Whatsapp riguardo ai possibili peggioramenti nella gestione della privacy che deriverebbero dall'acquisizione da parte di Facebook. Non c'è niente da temere, perché Whatsapp continuerà a funzionare come prima e a offrire le stesse garanzie.

Koum cita la propria infanzia in Unione Sovietica per spiegare come la costante vigilanza del KGB lo abbia reso particolarmente sensibile alla privacy. Ecco perché "abbiamo realizzato Whatsapp basandoci sull'idea di sapere il meno possibile di voi: non dovete darci il vostro nome, non vi chiediamo l'indirizzo email, non conosciamo il vostro compleanno, né l'indirizzo di casa o dove lavorate. Non sappiamo cosa via piace, cosa cercate su Internet e non tracciamo la vostra posizione via GPS. Nessuno di questi dati è mai stato raccolto da WhatsApp e non pensiamo di farlo in futuro".

"Se associarsi a Facebook avesse significato cambiare i nostri valori, non lo avremmo fatto", aggiunge poi il dirigente della società recentemente acquisita. Una dichiarazione che si è resa evidentemente necessaria perché sono ormai numerosi quelli che, preoccupati per la privacy, hanno deciso di scegliere una delle tante applicazioni alternative.

Volendo dare fiducia a WhatsApp, comunque, c'è almeno una questione relativa alla privacy che resta aperta: la settimana scorsa è infatti emerso che la versione per Android dell'applicazione ha un difetto nel sistema usato per proteggere i dati. Di fatto, sarebbe possibile - con un'app malevola confezionata ad hoc - accedere alle conversazioni, alle immagini e tutte le informazioni che WhatsApp conserva sulla scheda SD. Il rischio resta anche con le versioni più recenti, che proteggono i dati con la crittografia.

WhatsApp ha infatti usato una chiave crittografica facilmente decodificabile, e per di più è sempre la stessa: un po' come se FIAT avesse fatto automobili che si aprivano tutte con la stessa chiave - cosa che si narra sia effettivamente successa negli anni '80. "Facebook non aveva nemmeno bisogno di comprare WhatsApp per leggere le vostre conversazioni", ha commentato Bas Bosschert, il ricercatore che ha trovato e dimostrato il problema.