Wikileaks conferma: la Cina attaccò Google e gli USA

La Cina attaccò Google e altre aziende statunitensi di proposito. Questo emerge dai file pubblicati da Wikileaks. Nel mirino gli account di dissidenti e non solo: l'offensiva venne rivolta anche a sistemi governativi USA ed Europei.

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a cura di Manolo De Agostini

Nei documenti segreti pubblicati da WikiLeaks nella serata di ieri è emerso ciò che tutti ormai davano per scontato: l'attacco dello scorso dicembre a Google è stato coordinato direttamente dal governo di Pechino.

Secondo i documenti, un non meglio specificato contatto cinese avrebbe svelato all'ambasciata statunitense che sarebbero stati proprio i vertici del partito comunista cinese a dirigere l'attacco ai sistemi interni di Google. Il New York Times scrive che la campagna di cyber-attacchi è stata portata avanti da "dipendenti del governo, esperti di sicurezza del settore privato e fuorilegge di Internet reclutati dal governo cinese".

Il caso, esploso a fine 2009, ha tuttavia origini ben più profonde: gli attacchi sarebbero iniziati nel 2002, con campagne di hacking mirate ai sistemi del governo statunitense, degli alleati occidentali, del Dalai Lama e di diverse aziende statunitensi.

Nel gennaio di quest'anno Google ha svelato pubblicamente di essere stata vittima di un attacco altamente sofisticato. L'origine era senza dubbio cinese. Oltre a essere entrati negli account di alcuni dissidenti, sembra che  gli hacker abbiano ottenuto un altro bottino: Gaia, la tecnologia usata per gestire login e password degli utenti (Gaia rubata, tutti gli account Google sono in pericolo). L'attacco venne realizzato sfruttando una falla in Internet Explorer 6 (poi risolta), e indirizzato anche verso altre 33 aziende (Operazione Aurora). Google proprio in quel periodo reagì dirottando il traffico di Google China su Hong Kong, eliminando così i filtri imposti per operare nel paese asiatico.

Il governo cinese ha sempre negato gli attacchi nonostante le convinzioni degli interessati e dell'opinione pubblica. Opinioni corroborate dai fatti, perché le indagini di Big G hanno portato a inquadrare l'epicentro delle sorgenti di attacco in un paio di scuole cinesi - una delle quali legata ai militari.

La notizia di per sé non svela nuove verità, ma certamente ora c'è la conferma e bisognerà capire le reazioni dell'opinione pubblica statunitense. Gli Stati Uniti escono infatti sconfitti sul piano della sicurezza digitale. Inoltre quali saranno i risvolti nei rapporti con la Cina?