Wikimedia Italia replica a Tom's: siamo limpidi e trasparenti

Dopo l'articolo sui rischi di corruzione e sprechi Wikimedia Italia ha chiarito alcuni aspetti.

Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Wikimedia Italia ci ha risposto riguardo all'articolo pubblicato ieri sulla gestione dei fondi all'interno di Wikimedia Foundation. Una risposta che è giunta seguendo due strade diverse: da una parte la posta elettronica (a cui è seguito il telefono), che avevamo usato come strumento di contatto ieri mattina prima di pubblicare. E dall'altra i commenti che si possono leggere in calce allo stesso articolo.

Tanto il portavoce Maurizio Codogno quanto Cristian Consonni (membro del direttivo italiano e del comitato per la revisione dei conti, FDC) ci tengono a specificare che le affermazioni di Sue Gardner vanno interpretate come un allarme, non la denuncia di illeciti. Non significa che Wikimedia Foundation e i vari capitali siano un covo di sprechi e corruzione, ma solo che esistono alcuni rischi che vanno gestiti.  

Maurizio Codogno ci ha poi spiegato per posta elettronica innanzitutto che i gruppi (detti capitoli) che gestiscono localmente Wikimedia "sono autonomi dalla Wikimedia Foundation: esistono degli accordi che servono innanzitutto a regolamentare l'uso dei loghi della WMF. […] I capitoli locali servono a promuovere Wikipedia nelle varie nazioni, e a proporre altre iniziative con lo stesso spirito".

Codogno ha poi sottolineato che "i capitoli locali sovvenzionati dalla Wikimedia Foundation non sono molti", e quello italiano in particolare non riceve fondi, a eccezione di iniziative specifiche. Nel 2013 per esempio "Abbiamo ricevuto un grant per le spese per ospitare la Wikimedia Conference, che però è di scopo internazionale", aggiunge il portavoce di Wikimedia Italia.  

Il denaro distribuito dalla Wikimedia Foundation finisce soprattutto in spese amministrative, che si riassumono nel mantenimento dell'infrastruttura e di (poco) personale di segreteria e gli affitti per gli uffici stessi. Tutte le altre persone, anche in Italia, collaborano a titolo volontario – con uno sforzo lodevole.

Non esistono quindi né sprechi né corruzione. I primi sono naturalmente sempre possibili, e quanto ai secondi c'è stato effettivamente solo un incidente emerso pubblicamente che coinvolse Wikimedia UK: un volontario accettò di essere pagato dal governo di Gibilterra per scrivere e dare visibilità ai contenuti su tale territorio. È l'unico caso noto in cui un esplicito conflitto d'interessi ha generato problemi simili.

Altra voce di spesa è poi quella relativa "ai contratti per fundraiser che cercano appunto fondi per le nostre attività di cui dicevo sopra", ci spiega ancora Codogno. Questa è proprio una delle voci citate da Sue Gardner come una di quelle che si potrebbe tagliare insieme a quelle amministrative nel tentativo di ridurre gli sprechi. Non sappiamo nel caso specifico se e quanto si spenda nella raccolta fondi, né se sia denaro ben speso, ma di solito è un'attività che "si paga da sola" per definizione, ammesso che funzioni naturalmente.

"È sicuramente opportuno fare una spending review per le spese amministrative, ma bisogna anche ricordare che buona parte delle spese della Wikimedia Foundation va nella gestione dei server e dei collegamenti di rete, oltre ai progetti di fornitura di accesso mobile per esempio in Africa e Asia (Wikipedia Zero), e che la distribuzione verso i capitoli riveste una percentuale ridotta del totale della raccolta di fondi", ha commentato ancora Codogno.

Insomma, c'è spazio per tagliare e ottimizzare? Difficile a dirsi, perché a quanto pare il denaro che si spende serve per attività essenziali a cui sarebbe difficile rinunciare – ma ovviamente è sempre possibile fare meglio. L'altra proposta di Gardner sembra invece una strada poco o per nulla percorribile: pagare chi scrive contribuiti è sostanzialmente impossibile. Ecco perché, secondo Maurizio Codogno:

"Remunerare chi contribuisce a Wikipedia (gli editor), oltre a essere difficilmente fattibile da un punto di vista pratico, rischia di essere controproducente. Come si misurerebbe la qualità delle contribuzioni? O si guarderebbe solo alla quantità, magari con qualcuno che decide di registrarsi e scrivere migliaia e migliaia di voci malfatte ed errate? La storia, già a partire dalla defunta Nupedia di cui Wikipedia è stata tecnicamente uno spin-off, mostra che gli svantaggi superano di gran lunga i vantaggi".

"Nonostante tutte le limitazioni e i vandalismi, il lavoro volontario ha ancora un buon rapporto segnale-rumore. Piuttosto, come Wikimedia Italia, pensiamo sia più opportuno spendere più soldi per formare nuovi utenti consapevoli del fatto che Wikipedia la possiamo usare tutti, ma la possiamo anche creare tutti. Questi sono dei costi, volendo sono costi amministrativi visto che non danno alcun beneficio diretto, ma riteniamo che abbiano un ritorno a lungo termine che supera i confini di Wikipedia. Cosa che del resto è nello scopo statutario di Wikimedia Italia - che non è gestire Wikipedia ma contribuire alla diffusione della conoscenza".

Fatti i dovuti chiarimenti l'allarme lanciato ieri da Sue Gardner resta comunque serio, e andrà preso in considerazione con la massima attenzione. Senza per questo mettere la Wikimedia Foundation sul patibolo. Anzi, crediamo che tutto questo si possa serenamente leggere come un lodevole atto di trasparenza verso il pubblico, un modo di affermare la propria consapevolezza rispetto a certi potenziali problemi, e la propria determinazione a risolverli.

Non era intenzione dell'autore sminuire o attaccare Wikimedia Foundation, verso la quale c'è anzi la massima stima professionale e personale.