Xerox: con i chiplets il computer del futuro si stampa a casa

Al Palo Alto Research Center gli ingegneri di Xerox stanno gettando le basi di un nuovo metodo per produrre chip elettronici. Fondato su pezzetti di silicio chiamati chiplets, si affida a una tecnica che ricorda la stampa laser.

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a cura di Manolo De Agostini

Xerox sta sviluppando la "Xerographic microassembly", una tecnica che promette di rivoluzionare il modo di progettare i chip, e di realizzare dispositivi elettronici più avanzati, ricercando facilità e ovviamente costi sempre minori.

La stampa xenografica è un'estensione di una tecnologia nota come Fluidic Self Assemby (FSA), che è stata sviluppata da Alien technology (un'azienda che produce anche etichette RFID). Nella FSA, gli elementi di calcolo chiamati nanoblocchi galleggiano all'interno di una soluzione, per poi essere guidati all'interno di fori presenti su un substrato.

I chiplets, non più grandi di un granello di sabbia. 

Secondo il New York Times l'idea che c'è dietro a questa tecnologia è quella di rompere in migliaia di "chiplets", ovvero piccoli pezzettini di silicio, quelli che oggi sono i tradizionali wafer. Ogni chiplets viene poi "incapsulato" per realizzare una sorta di inchiostro; a questo punto si può realizzare un circuito con una tecnica che ricorda quella delle stampanti laser.

Questa tecnologia usa campi elettrici per posizionare correttamente i chiplet che formeranno il circuito."Se perfezionata, questa tecnica potrebbe consentire di avere impianti produttivi desktop capaci di stampare la circuiteria di un'ampia gamma di dispositivi elettronici", scrive il NYT. Si potrebbero realizzare ad esempio smartphone flessibili che non si rompono mai, pelle sensibile alla pressione adatta a ricoprire mani robotiche e bendaggi medici intelligenti capaci di rilevare dati sanitari.

A detta di Xerox i chiplets possono formare microprocessori, memorie e altri circuiti necessari per creare computer completi o dispositivi analogici MEMS in grado di rilevare calore, pressione o movimento. Insomma, in un lontano futuro si potranno realizzare non solo chip, ma anche interi computer personalizzati in men che non si dica. I ricercatori del PARC però professano calma: passeranno anni prima di vedere qualcosa di vagamente concreto.