Youtube indifesa contro la propaganda Jihadista: non ce la facciamo

Verity Harding, Public Policy Manager di Google, ha dichiarato che è impossibile per lo staff visionare tutti i contenuti video YouTube in anticipo.

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a cura di Dario D'Elia

Google ha ammesso di non poter filtrare su YouTube i filmati di propaganda Jihadista: l'unica opzione è quella di potenziare l'attività di segnalazione. Ecco la risposta alla proposta di legge francese che vorrebbe responsabilizzare i colossi statunitensi come Google, YouTube, Twitter e Facebook sul tema dell'incitamento all'odio.

"I grandi operatori, e sappiamo bene chi sono, non potranno più chiudere gli occhi se verranno considerati complici di cosa ospitano", aveva tuonato il presidente Hollande. "Dobbiamo agire a livello europeo e internazionale per definire un quadro giuridico in modo che le piattaforme Internet che gestiscono i social media vengano considerate responsabili e che possano essere sanzionate".

Verity Harding, Public Policy Manager di Google, ieri sera da Bruxelles ha allargato le braccia quasi in segno di resa. Ogni minuto su YouTube vengono caricate 300 ore di materiale video: è praticamente impossibile per lo staff visionare tutto in anticipo. "Sarebbe come filtrare una telefonata prima che sia fatta", ha dichiarato durante il suo intervento al meeting di ALDE (Alliance of Liberals and Democrats for Europe) presso il Parlamento UE.

video rimosso youtube

Contenuto rimosso

Il capo dell'antiterrorismo UE Gilles De Kerchove ne ha approfittato per tirare in ballo gli stati membri: a suo parere dovrebbero collaborare con i colossi statunitensi fornendo esperti di "monitoraggio" di siti Jihadisti. "Ogni paese dell'Unione Europea dovrebbe avere una task forse specializzata in questo tipo di operazioni", ha sottolineato.

Oggi l'unica cosa che possono fare gli utenti YouTube è segnalare i video che considerano a rischio, ma statisticamente pare che la piattaforma agisca solo nel 30% dei casi. Se a segnalare è Scotland Yard fortunatamente la percentuale sale al 93%.

"Si può pensare ad una legge ma temo che sarebbe un'impresa mostruosa", ha concluso l'esperto, riferendosi alla difficoltà di mettere d'accordo industria e politica. Insomma, l'opzione più immediata potrebbe essere quella di un "flagging" più attento e puntuale, magari con il coinvolgimento degli inquirenti e istituzioni europee.