Alcuni paesi tagliano le accise sulla benzina: quando toccherà all’Italia?

Le accise gravano sul prezzo dei carburanti in maniera marcata e l'Irlanda ha deciso di tagliarle in attesa del rientro dell'emergenza: quando toccherà a noi?

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Le accise sui carburanti sono uno degli impegni che il precedente Governo ha lasciato in sospeso e ora più che mai potrebbero limitare la crescita smisurata del prezzo della benzina e del diesel. In Europa le accise sono molto variabili e ci sono paesi che, complice l’incremento del prezzo, hanno deciso di tagliarle completamente. L’esempio giunge dall’Irlanda che nelle scorse ora ha comunicato un netto taglio di questa fastidiosa micro-tassa di 20 centesimi per la benzina e di 15 centesimi per il diesel. Il taglio è temporaneo, finché l’emergenza del prezzo alla pompa non sarà rientrata.

Ma quando toccherà all’Italia? Il mancato taglio del bollo e relativo superbollo hanno testimoniato come le auto rappresentino la linfa vitale di sostentamento per il Governo e, dello stesso passo, anche le accise sono una micro-tassa che permette di ottenere un continuo e costante introito. In Italia le accise (0,728 euro/litro gasolio e 0,617 euro/litro benzina) sono molto vicine solo ai paesi del Nord Europa (se si esclude la Grecia) che però, come sappiamo, hanno sposato scelte di mobilità decisamente differenti da quelle del Bel Paese. Solo per citarne una, la Norvegia è da qualche anno la capitale delle auto elettriche e possiamo capire come mai il livello di tassazione su carburanti fossili sia estremamente alto e utilizzato quale incentivo per promuovere la mobilità green.

Al momento non ci sono indiscrezioni in merito sebbene sia quasi il desiderio di tutti gli utenti della strada smettere di pagare imposte risalenti ad oltre 50 anni fa. Come anticipato ieri, il Governo potrebbe essere al lavoro su una sorta di “bonus carburante” probabilmente misurato in base all’ISEE. Soluzioni simili sono già state applicate in Fracia e l’Italia potrebbe seguire la medesima strategia senza, purtroppo, toccare le accise.

Ricordiamo a questo proposito che le accise non sono presenti solamente su benzina e diesel (e GPL), ma vengono applicate in misura minore anche a beni di varia natura come oli minerali e loro derivati (benzina, gasolio, gpl, gas metano), bevande alcooliche (liquori, grappe, brandy), fiammiferi, tabacchi lavorati (sigarette), energia elettrica e oli lubrificanti.

Allo stato attuale, a gravare sul prezzo dei carburanti troviamo ben 18 accise:

  • finanziamento della crisi di Suez (1956) – 0,00723 euro;
  • ricostruzione post disastro del Vajont (1963) – 0,00516 euro;
  • ricostruzione post alluvione di Firenze (1966) – 0,00516 euro;
  • ricostruzione post terremoto del Belice (1968) – 0,00516 euro;
  • ricostruzione post terremoto del Friuli (1976) – 0,00511 euro;
  • ricostruzione post terremoto dell’Irpinia (1980) – 0,0387 euro;
  • finanziamento missione ONU in Libano (1982 - 1983) – 0,106 euro;
  • finanziamento missione ONU in Bosnia (1996) – 0,0114 euro;
  • rinnovo contratto autoferrotranvieri (2004) - 0,020 euro;
  • acquisto autobus ecologici (2005) – 0,005 euro;
  • ricostruzione post terremoto de L’Aquila (2009) – 0,0051 euro;
  • finanziamento alla cultura (2011) – 0,0071;
  • finanziamento crisi migratoria libica (2011) - 0,040 euro;
  • ricostruzione per alluvione che ha colpito Toscana e Liguria (2011) – 0,0089 euro;
  • finanziamento decreto “Salva Italia” (2011) – 0,082 euro;
  • finanziamento per ricostruzione post terremoto dell’Emilia (2012) – 0,024 euro;
  • finanziamento del “Bonus gestori” (2014) – 0,005 euro;
  • finanziamento del “Decreto fare” (2014) – 0,0024.