Alibaba, l'e-commerce cinese cerca casa nel piacentino

Il colosso Alibaba vorrebbe costruire una sua filiale nel piacentino, come hanno fatto Amazon e Ikea. Protesta Legambiente.

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a cura di Dario D'Elia

Alibaba, il colosso e-commerce cinese, vuole realizzare una filiale nel piacentino, come ha fatto Amazon, ma Legambiente e alcuni sindacati non sono d'accordo.Da novembre si parla di una richiesta di concessione depositata nel comune di Piacenza per trasformare 960mila metri quadri di zona agricola - nell'area industriale tra Le Mose e Roncaglia - in terreno edificabile.

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Jak Ma, fondatore di Alibaba

Alibaba sarebbe pronta a investire 200 milioni di euro per costruire una filiale che dovrebbe creare 700 posti di lavoro. Da rilevare che il colosso cinese tramite diversi portali si occupa di vendita consumer-to-consumer, business-to-consumer e business-to-business. In pratica vende direttamente alla clientela finale, fa da distributore e anche da intermediario fra imprese.

"Le istituzioni locali e regionali devono rifiutare se non vogliono perdere la faccia rispetto alle dichiarazioni", sostiene Laura Chiappa, presidente di Legambiente. "Dalla legge urbanistica in discussione in Regione, un intervento del genere non verrebbe contabilizzato rispetto al tetto di consumo di suolo previsto: sia perché presentato nel periodo iniziale di moratoria (di almeno 4 anni) sia perché interventi di carattere strategico starebbero comunque fuori dalle limitazioni imposte dalla legge".

La richiesta dei movimento ecologista è di mettere in sicurezza 2 milioni di metri quadrati industrializzati "a tutela dei lavoratori oggetto di sfruttamento" ed evitare che aumenti ulteriormente il traffico veicolare pesante oggi fortemente responsabile dell'inquinamento locale.

In effetti bisogna ricordare che la zona del piacentino - per il suo ottimo posizionamento logistisco - ospita i nuclei di smistamento di Amazon, TNT, GLS e Ikea.

Il Fatto Quotidiano ha intervistato una serie di esponenti locali vicini al sindacato Si Cobas che promettono proteste - come è già avvenuto in passato per tutti gli insediamenti della altre multinazionali.

logistica

"Un non sviluppo basato su lavoro non qualificato ed esposto alle peggiori dinamiche di sfruttamento", ha commentato Carlo Pallavicini. Dello stesso avviso l'ex assessore comunale all'Ambiente Luigi Rabuffi che parla della devastazione di un'area agricola e del rischio di aumento del traffico nella zona. "Siamo di fronte a una mercificazione del territorio un po' fuori luogo in questo momento storico", ha aggiunto un esponente del Pd in maggioranza, Andrea Tagliaferri.

Il sindaco Paolo Dosi (Pd) suggerisce cautela. "C'è una manifestazione d'interesse alla quale abbiamo risposto di ricevere un piano industriale più dettagliato. Non possiamo manifestare disinteresse ora, in attesa di ricevere i progetti", ha dichiarato in sede di consiglio. "Solo una proposta, vogliamo avere tutte le informazioni e poi esaminare la questione", ha aggiunto l'assessore all'Urbanistica, Silvio Bisotti.