Le auto elettriche sono davvero la soluzione alle emissioni?

Un gruppo di scienziati tedeschi contro le auto elettriche. 60 accademici firmano una lettera indirizzata al cancelliere Angela Merkel, dove affermano i punti critici di un processo di transizione troppo veloce che non risolverà il problema delle emissioni

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a cura di Tommaso Marcoli

Le auto elettriche 
rimangono il tema più dibattuto dell'ultimo periodo: sono sempre di più i marchi che annunciano intensi piani di investimento per sviluppare soluzioni di mobilità a zero emissioni. Eppure, non tutti sono convinti che questa sia la strada da percorrere per raggiungere l'obiettivo a lungo termine della lotta all'inquinamento atmosferico; tra le illustri voci di dissenso, i massimi dirigenti di Toyota
, Stellantis e Bosch, ai quali si aggiunge un gruppo di scienziati tedesco.

Gli accademici sono fortemente critici nei confronti del cancelliere Angela Merkel, la quale starebbe promuovendo attraverso numerosi sussidi una transizione alla mobilità elettrica, da loro considerata non come la soluzione al problema delle emissioni. I 60 firmatari, rappresentati dal professor Thomas Willner, riterrebbero più utile una maggiore apertura a nuove tecnologie, quali a esempio biocombustibili e carburanti sintetici.

Il primo punto critico messo in evidenza nella lettera, è la produzione di energia elettrica: la Germania utilizza (e utilizzerà ancora per diversi anni) centrali a carbone, le quali, come noto, sono tra le principali cause di emissioni inquinanti. Gli scienziati suggeriscono dunque di ridurre il consumo di energia elettrica e non di aumentarlo, logica conseguenza in caso di diffusione delle auto elettriche. Un altro elemento che non è tenuto in considerazione dal mondo della politica è la quantità di CO2 effettivamente emessa da un'auto elettrica durante il suo ciclo di vita, quantità strettamente legata al consumo di energia elettrica e alla sua produzione.

Secondo gli accademici, il contributo delle auto elettriche alla lotta alle emissioni è stato di gran lunga sopravvalutato, in quanto, nella realtà, sarà del tutto marginale. Entro i prossimi dieci anni, la diffusione di tale sistema di mobilità potrebbe anche essere significativa, senza tuttavia risultare come componente fondamentale per evitare il collasso climatico. Questo perché non basta muoversi a zero emissioni se la produzione di energia è ancora affidata a combustibili fossili. Se la componente energia non è prodotta da fonti rinnovabili, allora una maggiore diffusione di EV comporta un aumento significativo della richiesta di elettricità che se non prodotta in modo sostenibile porta a un aumento delle emissioni. Un circolo vizioso.

Un altro punto toccato nella lettere riguarda la categoria di automobili da elettrificare: meglio se con batterie di piccole dimensioni, altrimenti il bilancio ambientale non è favorevole. Vetture di grosse dimensioni richiedono accumulatori maggiori che avrebbero un impatto superiore sia durante la produzione, sia per lo smaltimento. A causa delle sanzioni previste dall'Unione Europea, però, molte case automobilistiche preferiscono offrire modelli di segmento superiore, in modo da ottenere migliori margini di guadagno, per poter elettrificare il più possibile la gamma (evitando le multe) e garantendosi un ritorno economico importante.

In conclusione, la lettera propone di esplorare nuove soluzioni per una mobilità più sostenibili, come a esempio continuare nella ricerca e sviluppo di biocombustibili e carburanti sintetici, che aiuterebbero a raggiungere il risultato attraverso un processo più graduale. Una soluzione semplice ed efficace che permetterebbe anche un vantaggio distributivo non indifferente: basterebbe utilizzare le stazioni di servizio tradizionali, ampiamente diffuse lungo qualsiasi strada.