Cos’è la Snapdragon Digital Chassis e come cambierà le auto del futuro

La piattaforma aperta e scalabile di Qualcomm sarà alla base delle future auto e consentirà ai costruttori di tagliare in maniera importante i tempi di uscita sul mercato. Tra le novità, anche l'accordo siglato con una delle eccellenze italiane: Ferrari.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Qualcomm ha sviluppato la piattaforma che potrà rappresentare il cervello delle auto del futuro, permettendo di gestire la guida autonoma, l’infotainment a bordo, i cockpit virtuali, la telemetria e la connettività, tutto grazie a un sistema centralizzato e scalabile. Per capire meglio di cosa si tratta, come potrà evolvere e come Qualcomm è arrivata a sviluppare questo sistema, abbiamo fatto una chiacchierata con Enrico Salvatori, Vice President e President di Qualcomm Europe.

Innanzitutto, la Digital Chassis è il risultato di un cammino durato anni, ci ha raccontato Salvatori. Qualcomm può vantare una lunghissima esperienza nel campo degli SoC, sistemi a cui banalmente ci si riferisce come “processori” ma che, di fatto, integrano tutte le parti essenziali per la gestione di un computer. Un processore generico è abbinato a un processore grafico, mentre unità specializzati sono in grado di effettuare calcoli specifici, come quelli adottati nello sviluppo di intelligenze artificiali. Grazie all’enorme capacità di calcolo a cui gli attuali processori Snapdragon sono arrivati, è possibile gestire tutti i calcoli necessari per la guida autonoma, l’infotainment a bordo o interpretare tutti i dati che arrivano dai vari sensori che un’auto può ospitare. Ovviamente tutto questo può essere gestito in locale, o ci si può avvalere del calcolo distribuito in cloud grazie alla connettività, ora 5G.

L’obiettivo della Snapdragon Digital Chassis è offrire ai costruttori di automobili una piattaforma già fatta, pronta all’uso, che può essere implementata in tutte o alcune delle sue parti (ADAS, telemetria, cockpit virtuale, connettività o anche “car to cloud”, quindi servizi aggiuntivi). Questo concetto è il prossimo passo evolutivo, racconta Salvatori, poiché fino a questo momento è stato possibile solo aggiungere sensori e unità per fare fronte a nuove necessità. Tuttavia, si è arrivati a un punto di saturazione, questa strada ha portato a una complessità elevata e un’inefficienza strutturale, difetti che un servizio centralizzato come la SDC (Snapdragon Digital Chassis) può risolvere.

Come abbiamo detto un produttore di automobili può scegliere di adottare questa piattaforma, risparmiando un sacco di risorse, poiché differentemente - ndr. come è stato fino ad ora - dovrebbe sviluppare tutto in casa. Lasciando invece la complessità del sistema alla piattaforma SDC, potrebbe concentrarsi unicamente sulla personalizzazione. In pratica le auto del futuro potrebbero assomigliare al mercato degli smartphone Android, almeno quanto a concetto di personalizzazione; oggi tutti gli smartphone Android sono basati su piattaforme simili (se non identiche) e alla base il sistema operativo è lo stesso, mentre a fare la differenza è il modo in cui i vari produttori lo integrando sui loro smartphone e i servizi aggiuntivi che offrono. Tutto ciò porterebbe a una standardizzazione in termini strutturali, con dei chiari vantaggi, mentre la differenza sarà tutta nella personalizzazione e, soprattutto, nei servizi aggiuntivi.

Questo è ancora più vero se consideriamo l’elettrificazione delle automobili, dove i produttori devono essere in grado di ricercare e offrire altri attributi di vendita che possano fare preferire le proprie automobili rispetto a quelle della concorrenza. Ma non sono solo questi i vantaggi, ci dice Salvatori. Basta pensare alla possibilità, da parte di un produttore, di tagliare in maniera importante i tempi di uscita sul mercato (time to market) di un’automobile, oltre alla possibilità di controllare tutto da remoto e rendere la manutenzione dell’auto più efficiente. A questo discorso ci sentiamo di aggiungere quanto sia importante, agli occhi del consumatore, un’auto che possa essere sempre aggiornata con gli ultimi servizi e funzioni, un po’ come avviene proprio con gli smartphone e come i possessori di auto Tesla stanno già sperimentando negli ultimi anni. Questo rappresenta un taglio netto con il passato dove l’automobile che si acquistava era destinata a invecchiare continuamente senza alcuna chance, se non interventi di sostituzione pezzi importanti, di non poter accedere alle nuove tecnologie.

Durante l’intervista ci siamo chiesti se “non ci fosse il rischio che tutte le auto diventassero uguali”, ma Enrico ci ha rassicurato, come già accennavamo, che le possibilità per i produttori sono innumerevoli e a fare la differenza sarà il livello d’implementazione della piattaforma, la personalizzazione e soprattutto i servizi. Probabilmente il punto più difficile che dovranno gestire i produttori di auto sarà effettuare le scelte giuste in termini di quanto vorranno offrire agli acquirenti, poiché sarà necessario mantenere una segmentazione di mercato.

Per questo motivo, e quindi offrire le giuste opportunità di differenziazione, la piattaforma Snapdragon Digital Chassis è completamente modulare. Addirittura, è possibile aumentare la potenza aggiungendo unità di calcolo, anche se probabilmente andremo in contro a una standardizzazione almeno per quanto riguarda la maggior parte del mercato, per poi assistere a una differenziazione in termini di servizi. Forse un caso a parte potrà essere rappresentato dalle supercar, come quelle che nasceranno dalla cooperazione tra Qualcomm e Ferrari. A tal proposito, Qualcomm, dalla voce di Enrico Salvatori, si è detta entusiasta di questa collaborazione con un’eccellenza italiana. Non solo per l’esclusività del brand, ma anche perché Ferrari rappresenta un’opportunità di portare la tecnologia al suo limite e permetterà ad entrambe le aziende di migliorare sotto tutti i punti di vista.

Abbiamo concluso l’intervista chiedendo nuovamente che tipo di scalabilità ha la piattaforma, soprattutto in termini di guida autonoma. Qualcomm Snapdragon Digital Chassis può portarci fino al quarto livello, il che significa avere una guida totalmente automatizzata. In realtà i livelli di guida autonoma sono cinque, ma l’ultimo livello presuppone un autoveicolo dove nemmeno è necessario un volante, e quindi dove non sarebbe nemmeno necessario avere un cockpit virtuale. A parte alcuni dettagli, il quarto e quinto livello permettono gli stessi automatismi, di conseguenza possiamo dire che la SDC è in grado di gestire tutti i livelli di automatismo.

Precedendo invece dei possibili commenti, abbiamo chiesto informazioni sulla vulnerabilità di un sistema del genere, poiché le notizie di hacking delle automobili moderne fanno molta tendenza e generano molto interesse, soprattutto nei più scettici. Salvatori ci ha confermato che questi sistemi sono fatti per essere molto sicuri, sia per come sono progettati, ad esempio creando delle “trusted zone”, cioè zone del sistema logicamente sconnesse da altre, in maniera tale che una possibile breccia possa essere contenuta, sia in termini di ridondanza dei sistemi più sensibili, evitando che un problema (hardware o software) possa mettere in pericolo il guidatore. Per i meno avvezzi si tratta di un approccio adottato, da anni, in tutte le apparecchiature e mezzi che devono assicurare sempre un corretto funzionamento; banalmente è possibile vedere questo approccio come la presenza di un computer di backup che entra in azione nel caso qualcosa non funzionasse sul primo. Inoltre, a ulteriore conferma, dobbiamo ricordare che la standardizzazione di un sistema, se da una parte porta all’aumento del numero delle persone che sono potenzialmente esposte a un problema, dall’altra attrae più attenzione e aumenta a dismisura la quantità di persone che possono migliorare e ottimizzare quel sistema. E in un’era dove le auto sono connesse a Internet e il software si può aggiornare come su uno smartphone, ciò porta a una risoluzione di un possibile problema all’ordine dei pochi minuti.