Ford con MIT e Stanford per l'automobile preveggente

Ford ha unito le forze con due prestigiosi atenei per concepire l'automobile del futuro: connessa e in grado di prevedere anche quello che non è già avvenuto.

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a cura di Manolo De Agostini

Ford sta collaborando con il MIT (Massachusetts Institute of Technology) e la Stanford University per realizzare automobili senza guidatore che abbiano un "cervello" davvero avanzato. Da una parte c'è la casa automobilistica, che sta lavorando sull'integrazione di sensori e potenza di calcolo, dall'altra le due università che stanno sviluppando la tecnologia che consentirà al veicolo, grazie alle informazioni raccolte dai sensori, di prendere decisioni di guida appropriate in base alla situazione.

"Il nostro obiettivo è realizzare auto dotate di buonsenso", ha dichiarato Greg Stevens, global manager di Ford Research. "I guidatori sono abituati a usare i segnali intorno a loro per prevedere cosa succederà dopo, e sanno che ciò che non potete vedere è importante quanto quello che si può vedere. Il nostro obiettivo, in collaborazione con il MIT e Stanford, è quello di portare un tipo simile di intuizione nei veicoli".

A dicembre il produttore statunitense ha mostrato le sue ultime ricerche, tra cui una Fusion Hybrid equipaggiata con un Lidar (laser-radar), videocamere e altri sensori, tutti pensati per generare una rappresentazione in tempo reale di ciò che c'è attorno all'auto. Un veicolo che può vedere tutto, in tutte le direzioni, non solo per avvisare più spesso il guidatore degli eventuali pericoli, ma anche reagire alle informazioni con più rapidità. Ed è qui che entrano in gioco i due atenei statunitensi.

Il MIT sta sviluppando algoritmi che permetteranno a un sistema di guida autonomo di predire le posizioni future di auto, pedoni e altri ostacoli. Non è sufficiente per un'auto percepire la posizione dei veicoli attorno quando magari si oltrepassa una corsia o si sbanda per evitare un incidente: bisogna sapere anche dove saranno una frazione di secondo dopo, altrimenti magari si eviterà un incidente, ma se ne causerà un altro.

È necessario misurare non solo la velocità degli altri veicoli e la loro traiettoria, ma anche anticipare come gli altri guidatori o gli altri sistemi di guida autonoma reagiranno alla situazione creatasi. La Stanford University sta invece facendo qualcosa di leggermente diverso, estendendo il campo sensoriale dell'auto aiutano a vedere gli ostacoli circostanti, in modo che l'auto possa reagire ai pericoli che il guidatore non può vedere immediatamente.

Ford e l'Università di Stanford non hanno chiarito come intendono realizzare quanto promesso, ma probabilmente stanno lavorando a una rete di comunicazione tra veicoli, che permetta alle automobili di scambiarsi dati utili per non entrare in collisione o velocizzare il traffico.