Il futuro delle auto è elettrico, perché avete dubbi?

La decisione è stata presa e difficilmente si sceglierà una strategia radicalmente differente; l'elettrico è il futuro e c'è tutto il tempo per arrivare preparati.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

A metà febbraio 2023, qualche settimana fa, il Parlamento Europeo ha votato, con effetto positivo, l’eliminazione delle auto a benzina e diesel in Europa a partire dal 2035. La proposta, sui tavoli della commissione ormai da un paio d’anni, è stata definitivamente approvata nonostante quasi la metà dei rappresentati si è opposta a questo decreto.

Da quando le auto elettriche hanno iniziato a diventare oggetto della cronaca quotidiana, a molti, compreso chi vi scrive, è apparso chiaro che “il futuro è elettrico”. Tutto ciò ha creato veri e propri tifosi, detrattori dell’elettrico, che su qualsiasi piattaforma d’informazione e social gridano il loro stupore e il loro dissenso verso questa decisione - e più in generale verso le auto elettriche, considerate il male assoluto.

Per comprendere lo spirito di questo editoriale, considerando l’argomento spinoso che infiamma facilmente gli animi, credo sia importante proporre il profilo di chi vi sta scrivendo: sono un amante delle quattro - e anche due - ruote. Ho posseduto auto classiche e ancora oggi guido un’auto sportiva, e non disdegno qualche giro in pista di quando in quando. Tuttavia ho anche acquistato una Tesla qualche anno fa (che ho poi rivenduto), e mi occupo di vari test drive e recensioni auto, che potete trovare pubblicati in MotorLabs, sia di auto elettriche che termiche. Tutto ciò serve solo a dare un contesto: non sono un fanboy delle auto elettriche, attualmente non possiedo un’auto elettrica, ma credo di conoscere bene sia i pro sia i contro, e soprattutto le emozioni che un’auto termica sa dare, così come cambia la guida con un’auto elettrica. In quello che leggerete più avanti non c’è alcune tipo di fanatismo, né per l’una né per l’altra categoria.

Il motivo della proposta

Il motivo di questa proposta, ora accettata, è chiaro: ridurre a zero le emissioni di gas serra delle auto circolanti in Europa. Attualmente le automobili sono responsabili del 15% delle emissioni di gas serra nell’Unione Europea e lo scopo è ridurre questo numero a zero. E per raggiungerlo è stato imposto il divieto di vendita di nuove automobili che non siano elettriche a partire dal 2035, con l’obiettivo che il parco circolante si possa piano piano convertire completamente. Inoltre rimane l’obbligo per i mezzi venduti fino al 2035, con vari step intermedi, del rispetto delle norme inquinanti delle certificazioni Euro.

Ogni paese e ogni casa automobilistica ha la sua posizione. C’è chi è a favore, come Mercedes e Volvo, chi non si esprime e chi invece sta cercando di fare di tutto per trovare dei modi per evitare o ritardare questo passaggio. Alcuni governi, come il nostro Italiano, si è messo completamente di traverso, ritenendo questo obiettivo irraggiungibile in tali tempistiche e denunciando il danno al tessuto industriale e familiare, considerando l’importanza che il settore dell’automotive ricopre nel Bel Paese e tutte le conseguenze, come la perdita di posti di lavoro.

Le preoccupazioni e le lamentele legate a queste transizioni sono innumerevoli. Cerchiamo quindi di raccontarle e di capire quanto siano - o non siano - veramente importanti o irrisolvibili.

L’economia interna

Partiamo dalla questione di economia interna. La transizione all’elettrico intacca chiaramente il tessuto economico italiano, si è parlato di 270mila posti di lavoro a rischio. Tuttavia credo che non possa veramente essere considerato un reale problema. Siamo davanti a un cambiamento tecnologico, come altri sono avvenuti nel corso degli ultimi decenni. Abbiamo 13 anni (compreso l'attuale) per renderci conto che qualcosa sta cambiando, un tempo che ritengo più che sufficiente, se partiamo subito, per riuscire a convertire il modello economico oggi trainato dai veicoli termici in una versione che possa funzionare per i veicoli elettrici.

Quali sono i singoli elementi dell’economia direttamente interessati?

  • Le fabbriche produttive: tutte le persone oggi coinvolte nella progettazione e produzioni di veicoli termici dovrebbero iniziare a lavorare sui veicoli elettrici. Ovviamente alcune specializzazioni potrebbero venire a mancare, ma altre se ne creerebbero.
  • La rete di concessionari: non sembra essere una voce della catena che subirebbe danni da questa transizione.
  • La rete di assistenza: forse potrebbe essere la più colpita, poiché come sappiamo i veicoli elettrici richiedono molta meno assistenza. Tuttavia anche qui è richiesto un cambio di approccio e oltretutto dal 2035 non spariranno completamente i veicoli termici, quindi il tempo per l’adattamento sarà decisamente più lungo di 13 anni.

Probabilmente questo cambio di mercato permetterà, come già sta accadendo in questi anni, l’arrivo di molte altre aziende nel mercato (ad esempio le case automobilistiche asiatiche), andando a creare ulteriori opportunità di lavoro. Insomma, nonostante oggi possa essere uno spauracchio, non credo che questa transizione, dal punto di vista puramente di economia interna, possa creare dei veri scompensi.

La rete di ricarica

Questo è probabilmente il punto più importante e di cui dovremmo maggiormente preoccuparci. La rete di ricarica, allo stato attuale, è solo discreta. Può supportare il parco auto elettrico oggi in circolazione, ma sarà necessario uno sviluppo massiccio e continuo per moltiplicare le colonnine di ricarica. Ogni distributore di benzina dovrà offrire colonnine di ricarica. Le stazioni di servizio stesse dovranno evolversi, diventare posti in cui le persone potranno fermarsi più di quei due minuti che ci fermiamo oggi per fare benzina. Dovranno offrire connettività, servizi e posti per lavorare. Il tempo di ricarica, maggiore rispetto a quanto serve per fare il pieno di benzina, è oggi visto con un grande male e disagio.

La verità è che siamo davanti a un cambio di paradigma, come è già successo molte volte in passato. Le “stazioni di servizio” saranno posti in cui passare del tempo, in cui mangiare più spesso o fare colazione, o magari intrattenersi per quella videocall in smartworking. Tutto sta cambiando, e questo è solo un ingrediente del cambiamento. E oltretutto, per tornare alla questione dell’economia interna, le infrastrutture di ricarica sono e saranno un business, che creerà occupazione, non solo legato alla fornitura di energia elettrica ma anche di servizi correlati alla sosta.

L’elettricità non basta

Un vecchio adagio che si sente spesso in una discussione sulle auto elettriche e il loro futuro è la convinzione che “l’elettricità che creiamo non basta”. Un errore che si commette quando si dice questa frase è abbinare a dichiarazioni come “dal 2035 stop alle auto diesel e benzina”, l’idea che da 1° gennaio del 2036 tutte le auto in circolazione magicamente si trasformino in auto elettriche, mandando in black-out l’intera rete di approvvigionamento elettrico. È ovvio che se in questo momento, a uno schiocco delle dita, dovessimo trasformare l’intero parco circolante in elettrico, l’energia elettrica prodotta dal nostro paese - e probabilmente da ogni paese - non sarebbe sufficiente per soddisfare la richiesta energetica delle batterie delle automobili. Ma non è questo quello che succederà.

La vendita di auto elettriche è in rialzo, così come lo sviluppo di energie rinnovabili, così come la costruzione della rete di ricarica. Tutto va di pari passo. È una strada lenta, che non durerà 13 anni, cioè fino al 2035, ma andrà oltre per ulteriori dieci o vent’anni, seguendo il ritmo del riciclo naturale. L’importante è, ovviamente, non stare a guardare rimandando, anno dopo anno, l’impegno nello sviluppare l’infrastruttura e tutto quello che ne consegue. L’elettricità sarà sufficiente perché nel frattempo si saranno ampliate tutte le infrastrutture a supporto.

Pensate che quando iniziarono a diffondersi le auto classiche c’erano già tutti i distributori di benzina che abbiamo oggi? E che la produzione dei carburanti fosse ai livelli attuali? E che la rete di approvvigionamento funzionasse così bene come funziona oggi? No, si è partiti da un primo distributore di benzina e poi altri se ne sono aggiunti, e piano piano sempre più auto sono state prodotte e acquistate, e più benzina e diesel prodotti e portati nei distributori. Aumenta la domanda, aumentano gli investimenti e si sviluppano le infrastrutture. Sta già succedendo da anni, sicuramente dobbiamo accelerare, ma pensare che da domani le regioni andranno in black-out per colpa delle auto elettriche mi sembra un pensiero azzardato, buono solo per aizzare gli attuali fanatici dei motori termici.

L’economia circolare

Si parla di economia circolare da tempo e l’irrigidimento delle leggi sull’inquinamento l’hanno resa ancora più importante. Per rinfrescare il concetto, l’economia circolare è un modello di produzione e consumo che spinge a riutilizzare e riciclare i materiali, limitando al massimo lo spreco. Se l’obiettivo dell'UE è limitare l’emissione di gas serra, creare delle filiere di produzione molto parsimoniose e attente al riciclo è un punto fondamentale. Uno dei punti più criticati delle auto elettriche, oggi, è il fatto che non siano veramente ecologiche. Se una volta su strada non emettono inquinanti nell’ambiente, la produzione stessa, soprattutto delle batterie, inquina di più rispetto alla produzione di un’auto termica. Tutto ciò è vero, me è altrettanto vero che durante il ciclo di vita un’auto termica, continuando a inquinare per ogni singolo chilometro percorso, raggiungerà il peso inquinante della produzione di un’auto elettrica, fino a sorpassarlo risultando di fatto veramente più inquinante rispetto a un’auto elettrica.

La buona notizia è che non passa settimana senza che vengano annunciati miglioramenti nei processi di riciclo, soprattutto delle batterie, e investimenti in impianti di riciclo. Che possiate o meno crederci, il riciclo delle batterie e in generale di tutti i materiali è un vero e proprio business, in cui molte aziende stanno investendo - perché vogliono guadagnare soldi, l'ecologia è solo una piacevole conseguenza. Da una parte ci sarà chi si arricchirà sfruttando questo business, ma dall’altra ci sarà una vera spinta all’economia circolare e all’ecologia.

L’energia elettrica è prodotta con i combustibili fossili

Vero, se un’auto elettrica viene ricaricata con energia prodotta bruciando combustibili fossili non si può dire che sia ecologica. Semplicemente si è spostato il momento della produzione d'inquinanti, in questo caso alla fonte. Ma ancora una volta, questa è la situazione di oggi. Credo che serva un po’ di fiducia nel futuro e in quello che faremo. Magari ha poco senso pensare che entro il 2035 avremo una produzione di energia totalmente verde, ma ha anche poco senso pensare che non cambierà nulla.

I numeri, seppur con fluttuazioni in alto e in basso, hanno una tendenza a migliorare e vedere una contrazione delle fonti inquinanti a favore di quelle verdi, energia solare in testa. Ancora una volta è necessario continuare su questa strada, accelerare se si può, ma il futuro è destinato ad essere verde. Anche perché non c’è soluzione, prima o poi i combustibili fossili finiranno.

Le auto elettriche non ci emozionano

Dedico qualche parola al puro sentimento che suscitano le auto elettriche, e lo faccio con un po’ di crudeltà - e autolesionismo, considerando che mi reputo tra quelli a cui, un bel rombo quando si preme l’acceleratore, piace. Si parla spesso tra le comunità di appassionati di quanto le auto elettriche siano poco emozionanti, non per le prestazioni, dato che sono in grado di fare di meglio rispetto a molte supercar, ma proprio perché la mancanza di rumore ci porta a odiare qualsiasi auto a batteria. Cari amici appassionati, all’industria non importa nulla di questa cosa. Perché voi che non acquistereste un’auto elettrica solo perché non fa rumore siete un piccolo gruppo sparuto - di cui, ribadisco, faccio parte. I grandi numeri, tutte le persone attorno a voi, probabilmente addirittura apprezzano la silenziosità di un’auto elettrica, quindi non sarà il fattore emotivo quello che potrà impedire l’inevitabile futuro.

Le auto elettriche costano troppo

Si, oggi le auto elettriche costano troppo. Possiamo stimare un sovrapprezzo del 10/15%, a volte anche qualcosa di più, rispetto alla stessa auto in versione termica. E tutto ciò non è assolutamente giustificato considerando che un’auto elettrica è decisamente più spoglia e meno complicata da realizzare rispetto a una termica. Il motivo è tutto nell’economia: siamo all’inizio, la produzione è più contenuta, e si tratta ancora di una fascia di vendita premium, cioè di un’opportunità di arricchimento superiore da parte dei produttori.

Basta guardare quello che è successo negli ultimi mesi. I listini si stanno abbassando, addirittura Tesla ha fatto tagli estremamente importanti dei prezzi. Questa situazione è destinata a continuare in questa direzione, quindi se è vero che oggi i prezzi sono ancora alti, domani non lo saranno più. Addirittura, proprio per la competizione e i costi di sviluppo e produzione più contenuti, voglio azzardare che in futuro le auto elettriche costeranno mediamente meno rispetto a quelle termiche di oggi. Forse ciò non accadrà entro il 2035, ma sono certo che il fattore del “costo superiore” che vediamo oggi non esisterà più con l’avvicinarsi della scadenza del 2035.

Gli altri miti sulle auto elettriche

Potrei andare avanti raccontando e smontando una grande quantità di miti sulle auto elettriche, come quello delle batterie che devono essere sostituite dopo pochi anni. Tuttavia, essendo appunto miti e avendo dedicato vari articoli all’argomento, se pensavate di commentare scrivendo che non abbiamo scritto di questo o quell’altro problema, vi esorto a non cliccare sul tasto “commenti” e piuttosto di cliccare sul tasto cerca e scoprire gli altri articoli sui miti sfatati.

Il ruolo degli e-Fuel e dell’idrogeno

In queste settimane si sta parlando del ruolo degli e-Fuel e dell’idrogeno, poiché i primi sono in grado d’immettere nell’atmosfera sostante che “mangiano” CO2, controbilanciando il loro fattore inquinante, mentre l’idrogeno non inquina affatto.

Anche sull’idrogeno abbiamo dedicato vari articoli, ma per farla breve credo che sia e rimanga una strada non percorribile. Sono decenni che si parla dell’idrogeno e in un battito di ciglia sono nate più colonnine di ricarica elettriche che stazioni di rifornimento dell’idrogeno. Il trasporto è molto impegnativo, lo stoccaggio anche e il rifornimento non si può fare con la stessa leggerezza di un pieno di diesel o della connessione a una colonnina elettrica. E anche il prezzo è tutt’altro che economico.

Gli e-Fuel invece sembrano avere le carte in regola per offrirsi come una valida alternativa, se non fosse per i costi e per l’eterogeneità che potrebbe venire a crearsi su un parco auto misto “e-Fuel” ed elettrico. Le conseguenze sono al momento imprevedibili e le domande a cui rispondere sono molte. Se da una parte la transizione all’elettrico sembra solo una questione di lavoro sodo per creare infrastrutture e ingrandire un mercato che già esiste, per gli e-Fuel la questione è più complicata. Non voglio schivare l’argomento, anzi è probabilmente un’alternativa da tenere veramente in considerazione, tuttavia servono molte più informazioni per una giusta valutazione di quelle che abbiamo ora.

È giusto, ma la data è azzardata

Non possiamo continuare ad opporci all’elettrico, è uno step evolutivo necessario. Ci sono delle difficoltà, nessuno dice il contrario. Ma sono tutte difficoltà che si possono sorpassare mantenendo un buon passo. Non si tratta di trovare soluzioni a problemi irrisolvibili, dopotutto se guardiamo alle criticità e lamentele, sappiamo già cosa dobbiamo fare.

La rete di ricarica è insufficiente? Continuiamo a svilupparla, facciamo evolvere gli attuali distributori di benzina e cogliamo il cambiamento come un’opportunità - perché è una grande opportunità. Oggi sentiamo lamentele dei ricavi irrisori dei benzinai, pochi centesimi per ogni litro di benzina. Bene, installate stalli di ricarica e rivendete l’energia, potrete avere un ricavo maggiore ogni chilowattora, e offrire servizi per cui molti saranno disposti a spendere mentre ricaricheranno l’auto, anche se una ricarica veloce oggi richiede una pausa di un quarto d’ora.

La rete elettrica e la produzione di energia aumenteranno con l’incrementare della domanda. Le fonti rinnovabili aumentano di anno in anno, e continueranno così. Il mercato cambia, i lavori cambiano, adattiamoci ai cambiamenti, come è sempre successo.

L’economia circolare si rafforzerà, se non altro perché è un’opportunità di business per molte aziende. Aziende nuove che entreranno nel mercato, aziende vecchie se avranno la forza di convertirsi. E se non l’avranno, e falliranno, non sarà colpa delle auto elettriche ma dell’evoluzione, così come è sempre stato.

Insomma, da qualsiasi prospettiva la vogliate vedere, è difficile, dopo aver analizzato senza fanatismo la situazione, giustificare l’aria di boicottaggio che vuole vedere questo traguardo come irraggiungibile. E anche se non siete convinti, credo che dobbiate farvene una ragione, ormai il sentiero è tracciato e non è una strada da cui sarà facile tornare indietro.

Forse il traguardo del 2035 è un po’ troppo vicino, ma non servirà molto tempo in più. Quindi possiamo scendere a compromessi e chiedere qualche anno in più, ma non possiamo chiedere, o forse sperare, in un finale differente.