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a cura di Alessandro Crea

Difficoltà del software nel "riconoscere" correttamente la vera natura dell'ostacolo rilevato - il pedone che stava attraversando la strada - frenata di emergenza disabilitata per problemi tecnici e infine assenza di alert per il guidatore umano. È questo il quadro che emerge dal report preliminare del National Transportation Safety Board in merito all'incidente mortale avvenuto qualche tempo fa in Arizona, che ha visto il coinvolgimento di un'auto a guida autonoma della flotta Uber. Report che, ricordiamo, è ufficiale ma non definitivo.

A quanto pare dunque il software avrebbe rilevato la presenza di un ostacolo 6 secondi prima dell'urto fatale, mentre l'auto avanzava a poco meno di 70 km/h, ma lo avrebbe identificato correttamente solo 1,3 secondi prima dell'impatto, determinando la necessità di attivare il sistema di frenata di emergenza. Nel mezzo il pedone è stato catalogato come oggetto sconosciuto e poi come veicolo, mentre l'auto prendeva in considerazione diverse traiettorie a seconda della valutazione.  

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A questo punto l'impatto è stato inevitabile, perché è subentrato il secondo problema: il sistema di frenata di emergenza di serie della Volvo XC90 era stato disabilitato perché provocava un comportamento irregolare del veicolo. Il sistema di bordo inoltre non prevedeva avvisi sonori o acustici per il guidatore. Quest'ultimo - dal video diffuso dalla polizia all'indomani dell'incidente - sembrava distratto e intento a guardare qualcosa in basso anziché la strada. Dai primi accertamenti comunque non stava badando ai propri affari guardando lo smartphone, ma monitorava il sistema di guida autonoma, in cerca di informazioni aggiuntive.

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Fermo restando che bisognerà attendere le conclusioni ufficiali, che potrebbero anche essere in parte o in tutto diverse da queste, sembra insomma che l'incidente mortale sia stato dovuto a un mix di cause, in cui la distrazione umana c'entra poco, ma anche l'affidabilità del sistema di guida automatico. Bisogna infatti ricordare che queste auto sono ancora sperimentali e, come si comprende chiaramente, hanno ancora diversi limiti di messa a punto e affidabilità.

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La morte di una persona ovviamente resta una perdita gravissima, ma non dovrebbe diventare uno spauracchio per fermare l'evoluzione tecnologica delle auto a guida autonoma. Dovrebbe invece essere di sprone a fare meglio. Decisamente meglio, prima che questi veicoli siano realmente pronti per affrontare quotidianamente le nostre strade.