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a cura di Alessandro Crea

Il video dell'incidente occorso qualche giorno fa alla Volvo CX90 a guida autonoma di Uber in cui un pedone ha perso la vita, è stato reso pubblico dalla Polizia di Tempe. La sua visione però non chiarisce i dubbi, anzi aumenta le domande.

Il video anzitutto fornisce una doppia visuale, quella per così dire dell'auto, con la prospettiva della strada (tranquilli, le immagini si interrompono un attimo prima dell'impatto) e quelle che mostrano invece il tutor all'interno dell'abitacolo.

Osservando attentamente varie volte il filmato ciò che si può notare è che il pedone, che trasporta manualmente una bicicletta, sta attraversando in una zona d'ombra, preceduta da una molto illuminata. Il tutor invece nei momenti subito precedenti all'incidente guarda ripetutamente in basso, forse a uno smartphone tenuto in mano, non è dato saperlo.

All'occhio umano effettivamente il pedone compare all'improvviso, quando cioè viene illuminato dal cono dei fari, ma con una velocità di circa 60 km/h è ovviamente troppo tardi per reagire, probabilmente anche se l'uomo al volante non fosse stato distratto. A lasciare più perplessi è invece la mancata reazione dell'automobile a guida autonoma.

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Al momento non ci sono risposte tecniche definitive e bisognerà attendere gli esiti delle analisi di Uber e della Polizia. Tuttavia la situazione si presta a un paio di riflessioni. La tecnologia di cui dispongono le auto a guida autonoma non è forse ancora del tutto matura e potrebbe richiedere ancora qualche anno di sviluppo prima di essere affidabile al 100%.

Non sappiamo se la difficoltà sia stata legata alla transizione da una zona di luce a una d'ombra o se la velocità di 60 km/h fosse troppo elevata affinché i sensori potessero rilevare ostacoli in movimento ed applicare una frenata, fatto sta che allo stato attuale permangono alcune situazioni, magari limite, magari rare, che però pongono i sistemi dell'auto in difficoltà e possono tradursi in un incidente mortale, per il pedone o per l'autista, come accaduto qualche anno fa a una Tesla, che non ha rilevato il movimento perpendicolare di un camion.

Il secondo tema, a mio avviso più delicato, riguarda invece il rapporto tra essere umano e tecnologia. È curioso rilevare come in entrambi gli incidenti, sia quello di Tesla che questo, il guidatore fosse sempre distratto, segno di una fiducia eccessiva nella tecnologia dell'auto, in entrambi i casi evidentemente mal riposta e frutto di un'errata percezione delle reali potenzialità dell'automobile.

Uber Volvo XC90 driverless vehicle

Prima di arrivare alla commercializzazione di massa di auto a guida autonoma non servirà solo un quadro normativo ad hoc e magari ancora qualche anno di attesa per una miglior messa a punto di sensori e algoritmi. Quello che sarà importante sarà anzitutto una corretta informazione se non proprio una formazione.

Sarà necessario che gli esseri umani del prossimo futuro siano cioè assolutamente consapevoli di quel che stanno facendo, sia quando saranno seduti al posto di guida, sia quando invece si ritroveranno per strada. Un'elevata sinergia tra uomo e macchina sembra infatti l'unica via per sfruttare al meglio i vantaggi enormi offerti dall'avanzamento tecnologico, senza cadere nelle trappole complementari della fiducia cieca o, viceversa, della paura immotivata.