Italia in fondo alla classifica europea con il 5,4% di nuovi bus elettrici e a idrogeno nel 2019

Solamente pochi Paesi membri dell'Unione Europea avrebbero effettuato grandi investimenti sui nuovi veicoli a zero emissioni. Le immatricolazioni relative al 2019 segnalano come molti acquisti siano ancora legati al diesel.

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a cura di Valentina Acri

Solamente pochi Paesi membri dell'Unione Europea avrebbero effettuato grandi investimenti sui nuovi veicoli a zero emissioni. Con riferimento alle immatricolazioni relative al 2019, una grande percentuale sembra infatti ancora essere legata a veicoli diesel.

In Danimarca quasi 4 nuovi autobus urbani su 5 erano elettrici nel 2019. Numeri simili sembrano far riferimento a Stati europei come Lussemburgo e Olanda. Investimenti e conseguenti obiettivi mirati ad uno sviluppo del trasporto green sembrano però avere numeri piuttosto negativi nei vari Paesi d'Europa. Stando ai dati diffusi, che emergono dal report dell'ong ambientalista Transport & Environment, Italia, Polonia, Germania, Regno Unito, Spagna e Francia, nell'insieme raggiungono il 70% degli autobus urbani venduti nel Vecchio Continente, con immatricolazioni di nuovi mezzi elettrici o a idrogeno che non raggiungono nemmeno il 10% complessivo degli acquisti.

Più nel dettaglio, lo studio condotto dalla società è stato realizzato prendendo in esame le immatricolazioni registrate nel 2019. Lo stesso report dopo un'attenta analisi relativa al trasporto pubblico, ha assegnato il titolo di Paese europeo più ecologico alla Danimarca, dove ben il 78% dei nuovi autobus era alimentato ad elettricità, rispetto al 22% dei diesel. Sul secondo gradino del podio, il Lussemburgo che registrava il 67% di autobus elettrici. Terza invece l'Olanda con il 66% di veicoli elettrici, con una piccola percentuale relativa all'idrogeno.

Le flotte di autobus urbani percorrono milioni di chilometri ogni anno. Se vogliamo decarbonizzare le nostre città, questi veicoli devono diventare privi di emissioni il prima possibile. Gli autobus urbani a emissioni zero ci aiutano a combattere l'inquinamento atmosferico, affrontare i cambiamenti climatici, ridurre il rumore e ad abbattere i costi. Gli Stati membri dell'Ue devono garantire che i recovery plan nazionali finanzino la sostituzione dei mezzi pubblici fossili con quelli a emissioni zero, ha dichiarato James Nix di T&T.

Secondo i dati diffusi dunque, dopo Danimarca, Lussemburgo e Olanda sembra davvero difficile trovare investimenti che puntino ad un decisivo sviluppo del trasporto pubblico locale con veicoli a zero emissioni. Non a caso, Stati come Svezia, Norvegia e Finlandia, possedevano rispettivamente il 26%, 24% e 23% degli autobus immatricolati tra elettrici e a idrogeno. Nello studio viene cosi sottolineato come Italia, Germania, Regno Unito, Francia, Spagna e Polonia rappresentino il 70% del parco autobus del Vecchio Continente, con mezzi a emissioni zero di nuova immatricolazione che non superano il 10%. Performance peggiore per l'Italia che si attesta appena il 5,4%.

Nonostante l'Italia sia fanalino di coda nello sviluppo e nell'incremento della mobilità elettrica e sostenibile, non sembrano esserci grandi novità all'orizzonte, conferma che giunge anche dalle denunce di organizzazioni ambientaliste e dei Verdi Europei.

Nel Recovery plan ci sono solo 7,5 miliardi di euro per la mobilità urbana e regionale, nessuna voce specifica sullo sviluppo di un’adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico, e nessun investimento per la riconversione industriale del comparto trasporti - attacca Rosa D'Amato, eurodeputata dei Verdi. Ricordo che l'Italia è il Paese Ue con il più alto numero di morti riconducibili allo smog. Evidentemente questo dato è stato dimenticato da chi ha redatto il Recovery plan nazionale.

L'eurodeputata denuncia dunque gli scarsi investimenti destinati allo sviluppo di tecnologie di ricarica pubbliche dedicate, congiuntamente all'introduzione di nuovi mezzi di trasporto sostenibili che possano aiutare a diminuire le emissioni di CO2 nelle grandi città italiane, che inevitabilmente sono "momentaneamente" destinate a rimanere indietro rispetto al resto d'Europa.

È davvero incomprensibile come, con oltre 200 miliardi in arrivo dall’Europa, la bozza di Recovery Plan approvata dal Consiglio dei Ministri preveda l'acquisto di circa 5.000 nuovi autobus di cui ben 2.700 a gas fossile, ovvero centinaia di milioni di euro sprecati in tecnologie obsolete, afferma Veronica Aneris, Direttrice per l'Italia di Transport & Environment.

Tuttavia, facendo riferimento ai dati del 2019 diffusi dall'Associazione Nazionale Industria Automobilistica, sono stati solamente 63 gli autobus elettrici e a idrogeno immatricolati sul territorio italiano, tra Sicilia, Lombardia, Piemonte e Liguria. Numeri che segnano un netto distacco rispetto a Stati come la Germania, che nel 2020 ha visto investimenti dell'80% rivolti ad autobus elettrici. Grandi obiettivi anche per la Polonia che punta ad un trasporto pubblico totalmente elettrico in tutte le città dai 100.000 abitanti in su a partire dal 2030.

Nel primo semestre del 2020 l’Italia ha messo in strada solo 170 nuovi bus, contro i 363 del primo semestre 2019, registrando un calo del 53% e diminuendo gli acquisti sulla mobilità pubblica. Questo nonostante l’emergenza Covid abbia favorito l'estensione dei contributi pubblici per l’acquisto di nuovi mezzi. Il risultato è che le nostre città sono condannate a usare mezzi pubblici vecchi, inquinanti ed alimentati a gasolio o gas fossile, ha dichiarato Andrea Poggio, responsabile mobilità sostenibile di Legambiente.
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