I nuovi airbag sviluppati per proteggere la testa dei ciclisti sono in grado di ridurre i rischi di trauma 8 volte di più rispetto ai comuni caschetti. La conferma arriva da un recente studio realizzato dal bioingegnere David Camarillo della Stanford University.
A suo parere gli attuali caschi possono ridurre marginalmente il rischio fratture ma non di più. Camarillo ha realizzato un approfondito studio sui nuovi airbag europei che da qualche tempo sono sbarcati sul mercato.
Si pensi ad esempio al modello svedese venduto da Hövding, integrato in un colletto. Gli acceleratori integrati, in caso di emergenza e quindi forti accelerazioni che indicano una potenziale caduta, fanno scattare un airbag che va a proteggere l'intera testa del ciclista.
Un casco in EPS (expanded polystyrene) può essere ancora migliorato. La strada migliore è quella di aumentare le dimensioni e la morbidezza dei materiali interni.
Ma gli airbag comunque rimangono avvantaggiati. Un modello ideale che arriva in espansione a uno spessore di 12 cm e a una pressione di 72 ± 8 kPa può ridurre il parametro HIC (head injury criterion) a 190 ± 25 a fronte di una velocità di impatto per la testa di 6.2 m/s, contro l'HIC 1300 dei caschetti EPS. Insomma, considerata la letteratura scientifica sull'HIC vuol dire che fino 9 m/s gli airbag sono più sicuri.
L'unico problema dei sistemi airbag riguarda la velocità di espansione dei gas e il completo gonfiaggio. Se avviene in corretto anticipo bene, in caso contrario i danni sono superiori ovviamente a un comune caschetto.
Non meno importante la cosiddetta "concussion" di cui soffrono ad esempio i giocatori di football. Le forti accelerazioni della testa provocano una sorta di "movimento" dei tessuti molli del cervello che possono provocare traumi agli assoni - gli elementi di collegamento dei neuroni. In questo caso gli airbag sembrano fare meglio dei caschetti.