Mazda vende le sue quote in Russia a 1 €, ma c'è la clausola

Mazda abbandona la Russia e vende a 1€ le sue quote: potrà riacquistarle alla stessa cifra entro 3 anni dalla data della vendita.

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a cura di Francesco Daghini

Continua la fuga delle multinazionali dal territorio russo e l'ultima a unirsi alla lunga lista di brand è Mazda, che ha deciso di abbandonare la joint venture avviata con il produttore russo Sollers in seguito alla decisione della Russia di invadere il territorio dell'Ucraina. Mazda ha deciso di vendere il suo 50% della joint venture alla cifra simbolica di 1 €, inserendo nel contratto di vendita una clausola che permetterà al costruttore giapponese di riacquistare le sue quote alla stessa cifra entro 3 anni dalla vendita.

Si tratta di una strategia ormai consolidata: Ford ha portato avanti lo stesso tipo di accordo, Nissan ha fatto altrettanto per uscire da Nissan Manufacturing Russia LLC, ma il tutto è iniziato con Renault che ha venduto il suo 68% di AvtoVAZ alla cifra di 1 rublo, ma in questo caso la clausola per il riacquisto dura ben 6 anni, e non 3 come nel caso di Mazda.

Secondo quanto comunicato dalla stessa Mazda, il costo dell'operazione sarà di circa 80 milioni di dollari: Mazda detiene l'1.8% di quote di mercato in Russia, quote che inevitabilmente andranno perse, a cui bisogna aggiungere i costi sostenuti per l'apertura della fabbrica e la possibilità - ora svanita - di produrre 50.000 unità in più all'anno proprio grazie alla fabbrica aperta a Vladivostok. E' in questa sede che Mazda aveva intenzione di produrre Mazda 6, CX-5 e CX-9, oltre ad aver avviato già dal 2018 la produzione dei motori a 4 cilindri Skyactiv-G, quello che abbiamo avuto modo di testare durante la nostra prova della Mazda 3.

In ogni caso Mazda non prevede particolari difficoltà sulla produzione, dato che la fabbrica di Vladivostok si occupava principalmente di produrre auto per il mercato russo; Sollers riaprirà le linee produttive durante il 2023, una decisione che non sorprende considerato che lo stesso è avvenuto per tutte le altre fabbriche "abbandonate" dai brand multinazionali in questi mesi di conflitto tra Russia e Ucraina.