La recente decisione di Ryanair di rendere obbligatoria la carta d'imbarco digitale attraverso la propria applicazione mobile ha scatenato le proteste dell'Associazione Italiana Agenti di Viaggio, che denuncia una discriminazione sistemica verso milioni di passeggeri. La questione solleva interrogativi fondamentali su come le compagnie aeree possano perseguire obiettivi di sostenibilità ed efficienza senza escludere intere fasce di popolazione dal diritto alla mobilità.
Al di là delle dichiarazioni ufficiali del vettore irlandese sui benefici ambientali e operativi della digitalizzazione, i numeri raccontano una storia più complessa. Quando il 20% dei passeggeri corrisponde a circa 40 milioni di viaggiatori, molti dei quali italiani, l'impatto di questa scelta non può essere sottovalutato. Si tratta prevalentemente di persone anziane o con limitate competenze digitali che spesso non possiedono nemmeno uno smartphone adeguato per completare autonomamente le procedure di check-in online.
Il paradosso dell'inclusione mancata
L'ironia della situazione emerge chiaramente dalle parole di Fulvio Avataneo, presidente AIAV, che sottolinea come questa decisione rischi di "vanificare i passi compiuti dal vettore in un'ottica di inclusione e apertura nei confronti del mercato". La critica non riguarda tanto il principio della digitalizzazione, quanto le modalità con cui viene implementata, senza considerare le esigenze di chi si affida tradizionalmente alle agenzie di viaggio proprio per superare le barriere tecnologiche.
L'associazione ha riconosciuto la legittimità degli obiettivi perseguiti da Ryanair in termini di sostenibilità, velocità e contenimento dei costi operativi. Tuttavia, la mancanza di alternative praticabili per chi non può o non sa utilizzare l'app della compagnia trasforma quella che dovrebbe essere un'evoluzione tecnologica in un ostacolo discriminatorio.
Particolarmente problematica appare la gestione dei viaggi di gruppo, un segmento cruciale per le agenzie di viaggio che si trovano ora prive di indicazioni chiare su come procedere con la biglietteria e le procedure di check-in per i propri clienti. Questo vuoto normativo rischia di compromettere non solo l'operatività delle agenzie, ma anche l'esperienza di viaggio di intere comitive organizzate.
La richiesta di AIAV per un confronto immediato con Ryanair non rappresenta un tentativo di bloccare l'innovazione, ma piuttosto la ricerca di un compromesso che garantisca l'accesso ai servizi aerei anche a chi non padroneggia le tecnologie digitali. L'appello a dimostrare "la stessa disponibilità e flessibilità che hanno caratterizzato i rapporti di collaborazione instaurati finora" testimonia la volontà di trovare soluzioni condivise piuttosto che alimentare uno scontro frontale.
La posizione di Ryanair nel mercato europeo rende questa vicenda particolarmente significativa per l'intero settore. Come sottolineato dal presidente AIAV, quando una compagnia controlla quote di mercato così ampie, l'apertura e l'inclusività non sono solo auspicabili ma diventano doveri verso la collettività. La sfida consiste nel trovare modalità che concilino l'efficienza operativa con la necessità di non escludere nessun segmento di passeggeri dal diritto fondamentale alla mobilità aerea.