L'Agenzia spaziale europea è riuscita a riportare nell'orbita corretta uno dei due satelliti Galileo lanciati il 22 agosto scorso fuori orbita. Si tratta di due dei 30 esponenti della costellazione Galileo per l'attivazione del sistema GPS europeo alternativo al Global Positioning System controllato dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti.
Si trattava per la precisione del quinto e del sesto satellite della costellazione Galileo. Inizialmente si era pensato che l'errato posizionamento fosse dovuto a un problema software, ma ad ottobre la commissione nominata da Arianspace ha individuato la causa in un difetto di progettazione del vettore russo Soyuz. Per la precisione, si tratta di un problema di alimentazione del Fregat, l'ultimo stadio del razzo che ha appunto il compito di effettuare le manovre deputate a portare un satellite nella sua orbita. L'ESA insomma non aveva sbagliato nulla, anzi ha lavorato in maniera eccellente ed è riuscita a recuperare la situazione.
La rete Galileo
Gli ingegneri dell'ESA hanno azionato i propulsori e sono riusciti dopo 17 giorni e 11 manovre correttive a spingere verso l'alto il primo dei due satelliti e portarlo in un'orbita più circolare. Daniel Navarro-Reyes di ESA ha fatto sapere che i sistemi di navigazione hanno trasmesso il primo segnale utile il 29 novembre e ora il satellite è in comunicazione con il Centro di Controllo Galileo a Oberpfaffenhofen, in Germania. Tutti i sistemi funzionano correttamente e il satellite è in grado di comunicare con la rete degli altri componenti della costellazione.
Adesso il team ESA si concentrerà sul satellite numero 6, che dovrà compiere manovre simili per posizionarsi a sua volta nell'orbita corretta. Nota più importante - visti gli investimenti faraonici - è che il programma a questo punto rientra in carreggiata e ci sono buone prospettive per azionare il sistema GPS europeo entro il 2017 come da programma.