Superbollo: il Parlamento pensa all’abolizione, forse la volta buona?

Ci risiamo, una nuova proposta in Parlamento suggerisce che si potrebbe arrivare alla rimozione del superbollo e dare finalmente un po' di respiro al mercato delle vetture sportive.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Inserito nel 2011 come un’addizionale erariale sulla tassa automobilistica, il superbollo è riservato tendenzialmente alle auto più potenti e pertanto alle vetture sportive. Previsto inizialmente come una manovra che richiedeva il pagamento di 10 euro per ogni chilowatt di potenza del veicolo superiore a 225 kW, successivamente è stato perfezionato dal Governo Monti a 185 kW per 20 euro. Si tratta di una sovrattassa che da anni tartassa le tasche degli appassionati di auto e che, per alcuni esperti del settore, ha drasticamente ridotto l’acquisto e l’immatricolazione in Italia di veicoli prestazionali.

Il mercato dell’auto ha subito quindi una forte contrazione delle vendite di alcuni precisi segmenti, come le sportive e le vetture di lusso, finendo per danneggiare un settore. Il Governo dell’epoca, aveva previsto che il superbollo avrebbe dovuto portare più di 150 milioni di euro, tuttavia il crollo delle immatricolazioni determinò una perdita complessiva di circa 140 milioni di euro. La perdita è in parte anche legata all’impennata di falsi leasing a lungo termine (in Germania) ideati per superare un cavillo legislativo, ora ormai risolto.

Per anni è stato proposto di rimuovere o rimodulare il superbollo senza mai ottenere la totalità di consensi; ora però qualcosa potrebbe cambiare. Il Parlamento infatti avrebbe preso atto che i cosiddetti “microprelievi” rendono poco, sia in senso assoluto sia in rapporto a quello che costano; a questo proposito, sembra che ci sia l’intenzione di rimuovere una serie di microprelievi tra cui il superbollo. Le commissioni finanze di Camera e Senato hanno quantificato il gettito complessivo di queste piccole imposte: lo 0,01% delle entrate tributarie dello Stato e lo 0,1% di quelle delle Regioni e dei Comuni. In altre parole, potrebbe quasi essere più conveniente un’abolizione in toto piuttosto che il mantenimento delle esse che richiede, spesso, una serie di operazioni decisamente costose in termini di tempo e risorse.

Non è la prima volta che ci troviamo a riportare una notizia di questo tipo; al momento siamo nel campo delle indiscrezioni e la strada è ancora molto lunga.