Targhe estere senza limiti in Italia, nuove regole per circolare

Il 18 Marzo sono entrate in vigore nuove regole del Codice della Strada: ora sarà più facile circolare in Italia con targhe estere.

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a cura di Francesco Daghini

La Legge 238 del 23 dicembre 2021 ha apportato delle significative modifiche al Codice della Strada, dando vita al Pubblico Registro dei Veicoli Esteri, un registro sul quale dovranno essere riportati tutti i dati di immatricolazione dei veicoli che circolano abitualmente sul territorio italiano pur essendo immatricolati in un paese estero. Questa novità porterà senza dubbio all’aumento di targhe estere fittizie in Italia, operazioni portate avanti ad hoc per risparmiare sull’IVA in fase di acquisto, sul prezzo dell’assicurazione Rc auto annuale e anche sul super bollo, andando quindi a ridurre le entrate fiscali.

Il nuovo regime del Codice della Strada è entrato in vigore lo scorso 18 marzo, dopo che la Legge 238 è andata a modificare 4 articoli del Codice – gli articoli 93, 94, 132 e 196 – e ha aggiunto l’articolo 93-bis; queste modifiche comportano delle novità radicali, e vanno di fatto a cambiare l’intero approccio verso le targhe estere che circolano in Italia. In precedenza, era vietato circolare in Italia per più di 60 giorni senza reimmatricolare la targa nel nostro paese entro 3 mesi, mentre oggi è possibile evitare l’immatricolazione dell’auto in Italia fintanto che conducente e proprietario – quest’ultimo residente all’estero – non coincidono.

Sarà sufficiente tenere a bordo dell’auto un documento firmato dal proprietario che attesti la concessione di utilizzo del veicolo al conducente, con la necessità di registrare il veicolo al Reve (Registro veicoli immatricolati all’estero, nuovo archivio del Pra creato per l’occasione) se l’utilizzo previsto supera il periodo di 30 giorni, anche non continuativi, nell’arco di un anno solare. Tutto questo significa via libera a comodati, noleggi e leasing da persone o operatori stranieri, con l’unica piccola “rogna” di dover registrare il veicolo nell’archivio dedicato che permette di circolare liberamente senza limiti temporali.

Ma chi deve iscrivere obbligatoriamente il proprio veicolo al Reve? Fortunatamente l’ACI ci viene in aiuto, e ci spiega molto chiaramente come l’obbligo ricarda su tutti i veicoli immatricolati all’estero che circolano in Italia (auto, moto e rimorchi):

  • i cittadini (italiani o stranieri) residenti in Italia, che, a vario titolo, dispongono di veicoli intestati a persone fisiche o giuridiche con residenza/sede in uno Stato estero per un periodo superiore a 30 giorni, anche non continuativi, nell’anno solare;
  • l’utilizzo dovrà essere comprovato da un documento di data certa (ad es. contratto di noleggio, leasing, comodato ecc.) sul quale dovrà essere indicata anche la durata dell’utilizzo. L’obbligo è a carico di chi utilizza il mezzo.

Veicoli, immatricolati all’estero, di proprietà di lavoratori subordinati che svolgono la loro attività lavorativa presso un’azienda con sede in uno Stato confinante/limitrofo, con l’Italia o lavoratori autonomi che hanno la sede della propria attività professionale presso uno Stato confinante/limitrofo (cosiddetti “frontalieri”). La registrazione dovrà essere effettuata entro 60 giorni dalla data di acquisto della proprietà del veicolo. L’obbligo è a carico dell’intestatario del mezzo.

Esistono anche diverse eccezioni per chi invece non è obbligato a iscrivere il proprio veicolo al Reve: i cittadini con residenza nel comune di Campione d’Italia, il personale civile e militare dipendente da amministrazioni pubbliche in servizio all’estero, il personale di Forze armate e polizia in servizio all’estero presso organismi internazionali o basi militari, i familiari conviventi all’estero di chi ricade nelle categorie precedenti, e infine i conducenti residenti in Italia da oltre 60 giorni che guidano veicoli immatricolati nella Repubblica di San Marino, nella disponibilità di imprese aventi sede nel territorio sammarinese, con le quali i conducenti sono legati da rapporto di lavoro subordinato o di collaborazione continuativa

L’aspetto positivo dell’introduzione del Reve è senza dubbio quello relativo alle multe: ora grazie al Registro gli indirizzi di residenza italiani di chi utilizza l’auto saranno noti, e quindi le multe arriveranno normalmente a casa e bisognerà pagarle come se l’auto fosse immatricolata in Italia, ma su tanti altri aspetti fiscali è possibile risparmiare somme non indifferenti.

L’aspetto fiscale sembra essere uno dei più colpiti da questa manovra: le auto acquistate all’estero non pagheranno l’Ipt (Imposta provinciale di transizione) e non pagheranno nemmeno il bollo auto (una imposta regionale), oltre a non pagare l’eventuale superbollo su auto con una potenza superiore ai 185 kW.

La questione superbollo diventa particolarmente problematica se si considera che ad oggi è applicato non solo alle auto nuove, ma a tutte le auto entro i 20 anni di vita: questa regola potrebbe spingere diversi proprietari di auto molto potenti a esportarle in un altro paese per poi utilizzarle in Italia con targa estera e concessione firmata, come da Codice della Strada.

Ma non è tutto, perché anche lo Stato ci rimette in tasse, perché l’IVA sull’auto non viene pagata in Italia ma in un paese estero – dove presumibilmente sarà più bassa, assicurando quindi un risparmio anche in fase di acquisto.

Il problema si ripropone tale e quale quando si parla di assicurazione: un’auto con targa estera deve avere una polizza assicurativa rilasciata nel suo paese di origine, il che significa che le province italiane non riceveranno l’imposta che si paga attraverso l’Rc auto, che rappresenta un introito fondamentale per le casse delle regioni – e la stessa cosa vale per il contributo che si versa al SSN (Servizio Sanitario Nazionale) attraverso il pagamento dell’Rc auto.

Tutto ciò porterà ad un aggravamento dei problemi già noti in merito alle compagnie assicurative estere, particolarmente diffusi se si prendono in esame le compagnie di certi paesi dell’Est Europa. Queste compagnie sono spesso lente a pagare i risarcimenti dovuti, e in certe occasioni non lo fanno proprio, e in questo caso il peso del risarcimento viene preso in carico dall’Ufficio centrale italiano, alimentato dai contributi delle polizze pagate in Italia. Insomma, si trasforma molto presto in un circolo vizioso di chi va all’estero per pagare meno di assicurazione e di chi resta in Italia e si trova a dover pagare sempre di più per compensare le mancanze.