Tesla, a fuoco una mega batteria da 13 tonnellate in Australia

Brucia un Tesla Megapack posizionato nel Victorian Big Battery in Australia: sconosciute ancora le cause ma si esclude la pista ambientalista colpevole di un episodio simile in Germania.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Situato a Geelong, in Australia, a 80 km da Melbourne, un Tesla Megapack nel “Victorian Big Battery” (un enorme impianto di accumulo pieno di batterie della casa di Elon Musk) è andato a fuoco lo scorso venerdì, come riportato dalla testata locale Abc. L’incendio è stato causato per colpa di una batteria al litio da 13 tonnellate e fortunatamente è stato domato prima che interessasse anche le fabbriche adiacenti.

Dalle prime indagini non si sono registrati feriti anche se il danno è piuttosto consistente e renderà i lavori di completamento ancora più difficili. Sconosciuta ancora la causa scatenante dell’incendio e nell’arco dei prossimi giorni sicuramente saranno disponibili rapporti più dettagliati. Il sito, come anticipato, è ancora in fase di costruzione e rappresenterà il secondo sito di batterie dell’Australia, dopo quello edificato nel 2017 a Hornsdale, nel sud del paese.

Una volta terminato, forse a dicembre, avrà una capacità di 450 MWh, grazie ai 150 Megapack da tre MWh e 13 tonnellate ciascuno. La sezione colpita dall’incendio è gestita dalla società francese Neoen, attiva nel campo delle energie rinnovabili e strettamente legata a Tesla; l’obiettivo di entrambe le aziende è quello di produrre il 50% di energia da fonti green entro il 2030 nel Victoria.

L’installazione di batterie consente di immagazzinare energia ausiliare in caso di necessità, ad esempio per coprire l’assenza improvvisa di corrente elettrica durante un blackout o quando si verificano picchi non previsti di consumi energetici. I Powerpack di queste centrali di accumulo hanno (in genere) una vita stimata di circa quindici anni, alla fine della quale sono quasi completamente riciclabili.

Non è la prima volta che un impianto Tesla va a fuoco, già lo scorso maggio in Germania era accaduto qualcosa di analogo nella Gigafactory di Grunheide, vicino a Berlino, anche se in quell’occasione era apparsa una rivendicazione sul sito web di estrema sinistra Indymedia.

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