Toyota, Mazda e Subaru: uniti per salvare l’endotermico con gli e-fuel

L'elettrico non sarà l'unica strategia da prendere in considerazione in futuro, alcuni costruttori infatti si affideranno anche ai carburanti sintetici.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Contenere o ridurre l’impatto ambientale è una delle missioni dei principali dei costruttori di automobili che, ormai da diversi anni, si sono mosse per trovare soluzioni alternative ai carburanti fossili. Mentre l’elettrificazione sembrava l’unica via attuabile fino a qualche settimana fa, le discussioni emerse al COP26 hanno evidenziato differenze di vedute tra case costruttrici, aziende e addirittura governi. Proprio in virtù di questo aspetto, alcuni volti noti del panorama automobilistico, come Toyota, Mazda e Subaru, hanno deciso di investire su soluzioni alternative come gli e-fuel.

In una conferenza stampa congiunta, i tre marchi, insieme a Kawasaki e Yamaha, hanno annunciato che punteranno a raggiungere la neutralità carbonica non solo attraverso i modelli elettrici. Una decisione che non sorprende, soprattutto se consideriamo che proprio Toyota ha annunciato in più occasioni di desiderare una soluzione alternativa da abbinare all’elettrico. Se allo stato attuale l’elettrico è un’alternativa, in futuro sarà necessario uno scenario analogo e non solamente un’unica via da seguire. I due produttori di moto hanno sottolineato il loro impegno sui motori a idrogeno, mentre Mazda svilupperà uno speciale 1.5 SkyActive-D alimentato a biodiesel; quest’ultimo troverà spazio a bordo della futura “Mazda Spirit Racing Bio concept” che prenderà parte alla corsa Super Taikyu a Yokohama. Anche Toyota e Subaru parteciperanno alla medesima competizione, utilizzando tuttavia carburanti sintetici ricavati dalle biomasse.

I tre marchi naturalmente non hanno sottoscritto l’impegno di vendere solo vetture elettriche dal 2035, desiderio proposto a più riprese dai partecipanti della COP26. Insieme a loro, anche Volkswagen, BMW, Hyundai e Honda non hanno siglato l’accordo. Dietro a queste scelte ci sarebbero sia di investimento, come sull’idrogeno da parte di BMW e Hyundai, sia di potere, come quella attuata da Volkswagen nei confronti della Cina.