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a cura di Alessandro Crea

La Commissione europea ha proposto di modificare la direttiva del 2009 sull'assicurazione dei veicoli, ampliando le categorie di quelli che devono essere assicurati, fino a comprendere appunto anche i cosiddetti "light power assisted bicycles", in quanto da considerarsi come veri e propri veicoli a motore come moto e scooter. Presto dunque i possessori di bici elettriche potrebbero avere una sorpresa non proprio gradita, essendo costretti ad assicurare il proprio veicolo per la tutela di terzi e ad acquistare un casco.

La proposta per il momento è solo tale in quanto dovrà prima passare al vaglio del Parlamento europeo e del Consiglio europeo, ma già solo l'idea sta suscitando perplessità e polemiche. Una decisione del genere infatti andrebbe a penalizzare un mercato appena nato e che potrebbe invece dare una grossa mano all'abbattimento del traffico e alla decongestione delle città grandi e piccole.

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La ‎ECF (European Cyclists Federation) un'associazione europea di ciclisti, e altri partner dell'industria di biciclette e biciclette elettriche, stanno già facendo pressioni sulla Commissione affinché divida invece nettamente le biciclette con pedalata assistita elettricamente da altri veicoli a motore veri e propri, allineandosi alle normative non solo europee ma anche di molte singole nazioni. Una tematica che al momento vede coinvolte soprattutto nazioni con una grande tradizione nell'utilizzo della bicicletta quale mezzo di trasporto individuale, come ad esempio la Germania, in cui ci sono circa 4 milioni di biciclette elettriche, il Belgio, in cui il 45% delle vendite di biciclette è costituito da modelli a pedalata assistita, o ancora l'Olanda, dove un quarto dei ciclisti utilizza soluzioni di questo tipo. Questa decisione però andrebbe a penalizzare anche tutte le altre e nazioni che nei prossimi anni potrebbero spingere ad esempio su modelli di bike sharing, quantomeno per decongestionare i centri storici.

Intanto, sempre la Commissione europea ha deciso sempre oggi che l'importo delle biciclette elettriche dalla Cina debba essere soggetto a registrazione. Un modo per mettere un freno alle importazioni da un Paese che da tempo è sospettato di operazioni di dumping, in cui cioè il governo finanzia sottobanco le proprie aziende affinché siano in grado di esportare i propri prodotti a prezzi eccessivamente bassi. Si tratterebbe cioè di una pratica scorretta, che sabota le dinamiche della concorrenza e del libero mercato.

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L'indagine sul presunto dumping è andata avanti per mesi e secondo la Commissione ci sarebbero evidenze che la Cina effettuerebbe dumping con margini che vanno dal 193 al 430%. Per il momento comunque la Commissione, nonostante le evidenze di cui sarebbe in possesso, non sembra intenzionata a procedere con reali misure anti-dumping visto che questa forma di dazio è solo temporanea e avrà una durata di nove mesi a partire dalla data di entrata in vigore del provvedimento. È probabile però che in futuro, se la Commissione dovesse continuare a riscontrare l'evidenza di tali pratiche potrebbe anche ricorrere a sanzioni più drastiche.