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a cura di Dario D'Elia

Si chiama "Yara Birkeland" la prima nave portacontainer autonoma ed elettrica priva di equipaggio a bordo. Navigherà in Norvegia, esattamente a partire dal 2020, grazie alla joint venture dei due colossi del settore Wilhelmsen e Kongsberg.

Con la nascita della nuova società armatrice Massterly (Maritime Autonomous Surface Ship) l'obiettivo è quello di creare una vera e propria flotta di cargo di nuova generazione. Non solo mezzi a basso impatto ambientale, ma sicuri e dai ridotti costi operativi.

yara birkeland design 1

Nel 2019 sarà testato il suo controllo remoto, mentre a partire dal 2020 opererà in modalità autonoma. Si parla di uno scafo lungo 79,5 metri e una capacità di trasporto di 120 container e tratte fra i Fiordi piuttosto ridotte.

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Si occuperà infatti inizialmente del trasporto di fertilizzanti realizzati presso lo stabilimento di Herøya, partendo dal porto di Porsgrunn e raggiungendo prima Brevik (7 miglia nautiche) e poi Larvik (30 miglia nautiche). Dopodiché i container saranno scaricati e trasferiti su cargo più grandi per le attraversate più lunghe. In questo modo si potrà fare a meno di quei 100 camion diesel che ogni giorno fanno la spola tra Herøya, Brevik e Larvik

yara birkeland

La velocità di crociera sarà di circa 6 nodi, mentre la massima di circa 13 nodi. Una prestazione analoga a una barca a vela di piccole/medie dimensioni insomma, quindi i rischi di incidenti dovrebbero essere ridotti al minimo. Anche in caso di potenziale collissione ci sarebbe il tempo di manovrare agevolmente.

I dati ufficiali sulla motorizzazione elettrica non sono stati ancora diffusi, ma si ipotizza l'impiego di un pacchetto batteria da 7/9 MWh.

L'equipaggio non sarà a bordo, ma si parla dell'impiego di un ristretto numero di specialisti a terra ospitati in una sala di controllo con joystick, maxi-monitor e comandi remoti. La nave ovviamente sarà dotata di AIS (Automatic Identification System), radar, LIDAR, videocamere 360° a raggi infrarossi e ogni tipo di sensore che consenta una navigazione sicura e precisa. Peter Due, il project manager di Kongsberg che si sta occupando della Yara Birkeland, sostiene che si possa individuare una lattina di birra nel mare a 150 metri. Pare che persino hobbysiti del kajak - molto presenti fra i Fiordi - possano essere agevolmente evitati. Il sistema di riconoscimento e quello di evasione in caso di emergenza manderanno un alert in sala controllo per consentire eventualmente la guida umana remota.

Yara

Prototipo Yara in scala ridotta

Ad ogni modo l'obiettivo è di avere un livello di sicurezza analogo a quello di qualsiasi altra nave di pari livello. Per questo motivo la sensoristica sfrutterà anche il machine learning per migliorare il riconoscimento ambientale. E in futuro ogni nave potrà mettere a fattore comune le "esperienze" di navigazione.