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a cura di Dario D'Elia

Airbnb ha siglato un accordo con i comuni di Arzachena, Golfo Aranci, Olbia, Posada e Santa Teresa di Gallura, e a breve anche Dorgali, per la riscossione e il versamento dell'imposta di soggiorno direttamente dal suo sito. Questa modalità - che sarà operativa da novembre - consentirà l'azzeramento del rischio di evasione della tassa, come è già avvenuto in un'altra decina di comuni italiani e complessivamente 340 amministrazioni locali nel mondo.

La novità, rispetto al passato, è che per la prima volta in Italia l'accordo è stato di tipo collettivo e legato a un'estesa zona territoriale - appunto il nord-est della Sardegna. "Serve la gestione unitaria della tassa di soggiorno in Sardegna, i tempi sono maturi per discutere di tariffa unica", ha dichiarato l'assessora comunale di Santa Teresa, Stefania Taras, in sede di presentazione.

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I sindaci coinvolti e i rappresentanti di Airbnb ieri hanno ricordato che l'imposta sarà calcolata in automatico sul portale durante la fase di prenotazione con percentuali comprese tra il 3% e il 5% a seconda delle amministrazioni. Il versamento avverrà poi direttamente nelle case comunali.

"Quest'accordo ha un doppio primato. È il primo nell'Isola ed è il primo mai siglato da Airbnb con più amministrazioni locali in contemporanea", ha diichiarato il sindaco di Olbia Settimo Nizzi.

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"Ci guadagna il turista internazionale, sempre più orientato a gestire servizi e pagamenti online, ci guadagnano gli host, che spesso hanno difficoltà a farsi pagare la tassa in contanti, e ci guadagno le amministrazioni, che si assicurano il pagamento dell'imposta per tutte le prenotazioni tramite Airbnb", ha aggiunto Giulio Del Balzo, di Airbnb Italia.

Gli annunci di strutture sarde su Airbnb hanno raggiunto complessivamente quota 25mila e l'anno scorso hanno generato 290mila presenze sul territorio - di cui 42mila solo nei 6 comuni dell'accordo. Si stima che ogni utente abbia soggiornato per 5-6 notti generando un guadagno medio per singolo host di 2.700 euro.

Il nodo fiscale

Airbnb, con gli accordi locali, sembra aver trovato una soluzione al problema della riscossione dell'imposta di soggiorno ma il tema della riscossione fiscale - di fatto la cedolare secca al 21% - legata ai proprietari di casa è ancora critico.

Dopo l'approvazione della legge dell'anno scorso, che obbligherebbe gli intermediari immobiliari ad automatizzare la procedura con trasmissione di ogni dato all'Agenzia delle Entrate, Airbnb ha perso il ricorso al Tar del Lazio e attende l'udienza presso il Consiglio di Stato prevista per ottobre. La richiesta è di annullare la sentenza del TAR per rimettere in discussione l'intero impianto normativo.

L'associazione dei consumatori Codacons si è schierata con la società statunitense "ritenendo la tassa sugli affitti brevi un balzello creato ad hoc per colpire l'azienda, con ripercussioni sul fronte della concorrenza e degli utenti i quali subirebbero una riduzione dell'offerta sul mercato dei pernottamenti a fini turistici, dall'altro un rincaro delle tariffe praticate dagli operatori Airbnb attivi in Italia".

Da ricordare però che in Danimarca nel maggio scorso è stata avviata la sperimentazione proprio di questo tipo di modalità di riscossione fiscale.


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