Akamai: contenuti sincronizzati su tutti gli schermi di casa

Akamai ha realizzato un proof of concept per realizzare la trasmissione sincronizzata su dispositivi mobili di contenuti complementari a quelli erogati su uno schermo principale, per esempio la Tv.

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a cura di Gaetano Di Blasio

Le potenzialità fornite dalla connettività, dalle informazioni disponibili sui diversi media e dalle tecnologie per l'integrazione di informazioni e dispositivi apre scenari innovativi a vantaggio di individui e aziende.

"Immaginate di essere nel salotto di casa vostra pronti a godervi un film in Tv. Avete a portata di mano laptop, smartphone o tablet", Luca Collacciani, regional manager di Akamai, introduce così un primo scenario.

"Il film si apre su una bella spiaggia di sabbia bianca, quand'ecco che ciascuno dei vostri dispositivi connessi si aggiorna automaticamente e in tempo reale, offrendovi informazioni su quella stessa spiaggia: dove si trova, come e perché è stata scelta come set del film", continua il manager. Non si tratta di un caso e le possibilità sono diverse, variando magari in funzione dei gusti dello spettatore.

Per esempio, il film arriva a un punto in cui uno dei protagonisti offre a un altro una bibita, mentre su ciascun dispositivo appare un buono sconto da utilizzare per l'acquisto della stessa bibita presso il più vicino supermercato.

Si può continuare ed è facile immaginare le possibilità durante la trasmissione di un evento sportivo o di un altro tipo di show televisivo. Del resto già adesso le televisioni si stanno specializzando, offrendo palinsesti a tema, e contemporaneamente proponendo contenuti paralleli sui social media come Facebook e Twitter. Quanti seguono l'hashtag del proprio programma preferito mentre è in onda? I dati parlano chiaro, si tratta di un trend in forte crescita.

Akamai, riporta Collacciani, ha sviluppato un proof of concept per rendere possibili scenari come questi, permettendo, cioè, la trasmissione sincronizzata su dispositivi mobili di contenuti complementari a quelli erogati sullo schermo principale.

Il progetto include tre componenti fondamentali: il primo è il media player, presente su qualunque device utilizzato per visualizzare i contenuti sul main screen, per esempio, un TV set via cavo o via satellite. Il secondo componente è l'infrastruttura cloud attraverso la quale media player e rispettivi dispositivi mobili riescono a connettersi e su cui transitano le informazioni necessarie alla sincronizzazione dei contenuti.

Infine, il terzo ingrediente è il dispositivo sincronizzato che trasmetterà in tempo reale contenuti complementari a quelli del main screen tramite browser o app. In Akamai sostengono che il fattore critico per la riuscita  di questi progetti di "second screen" è la perfetta sincronia tra main screen e relativo dispositivo connesso. In pratica, non avrebbe senso, anzi sarebbe fastidioso, ricevere informazioni relative alla bibita quando ormai la scena è cambiata.

Un altro problema, a nostro avviso, è la trasparenza dei servizi: scegliere consapevolmente di poter "godere" di questi servizi e poterli disattivare quando invece si preferisce "godere" del film senza interruzioni.

Evidentemente, in caso si gradisca ricevere le informazioni aggiuntive, pubblicitarie o meno, è chiaro che i contenuti debbano "apparire sul dispositivo nel momento in cui l'utente è coinvolto: solo allora potranno avere rilevanza", come sottolinea Collacciani.

Per questo, continua quest'ultimo, l'Intelligent Platform di Akamai garantisce "una perfetta erogazione di contenuti", grazie ai migliaia di server dislocati in tutto il mondo, "che la collocano a una sola rete di distanza dal 90% degli utenti". L'esempio legato all'intrattenimento è quello di più facile comprensione, ma estendere l'esperienza del grande schermo ai dispositivi connessi significa aprire un mondo di opportunità.

Un altro esempio di "second screen" riportato dal manager di Akamai, è il cosiddetto "couch commerce" (tradotto: shopping dal divano). È il caso della bibita di cui sopra, oppure di un paio di occhiali indossati da un attore o altri prodotti, disponibili magari su un sito di e-commerce.

Viene qualche dubbio circa i rischi sociali di simili servizi che sfruttano al massimo le tendenze all'acquisto compulsivo, ma in effetti sarà difficile contrastare queste tendenze. Il second screen può essere impiegato anche per promuovere votazioni e sondaggi in tempo reale o per aggiungere contenuti correlati ai temi trattati in un talk show.

Siamo solo al proof of concept. Lasciamo che si scateni la fantasia.