Assinform: l'ICT italiana ancora in discesa

Il nuovo Rapporto 2013 mostra un mercato IT in calo del 4% e delle Telecomunicazioni del 3,5% per l'anno 2012. Si salvano soltanto alcuni comparti più innovativi legati al Web che fanno parte del nuovo Global Digital Market

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a cura di Paola Saccardi

La presentazione del 44° Rapporto di Assinform, la società che raggruppa le principali aziende IT operanti in Italia, non è delle più rosse, come ci si aspettava d'altronde in un momento difficile per l'economia nazionale. Anche il settore del Global Digital Market, introdotto da Assinform per tenere conto del nuovo mondo digitale che gira attorno al Web, ha riportato nel primo trimestre del 2013 un calo di fatturato del 7,5%, mentre le previsioni di Assinform per il 2013 lo vedono in calo del 4,2% a cui si aggiungerà un calo dell'IT del 5,8% e delle telecomunicazioni del 6,5%. 

Nel 2012, invece, i  risultati riportati da Assinform hanno visto un mercato IT in calo del 4% rispetto all'anno precedente e quello delle Telecomunicazioni in calo del 3,5%. Paolo Angelucci, presidente di Assinform ha commentato i risultati presentati: "Siamo davanti a segnali fortemente negativi che, insieme ai ritardi accumulati nel processo di attuazione dell'Agenda Digitale e dall'assenza di misure tese a favorire la ripresa degli investimenti in innovazione e a risolvere fattori fortemente penalizzanti per le imprese, come il credit crunch, ci costringono a correggere in termini peggiorativi lo scenario più pessimistico che avevamo delineato all´inizio dell'anno".

Il Global Digital Market

Qualcosa di positivo è tuttavia rimasto e riguarda alcune componenti del Global Digital Market che nel 2012 ha raggiunto un fatturato complessivo di 68.141 milioni di euro e registrato un tasso annuo del -1,8%  (con il Pil nazionale a -2,4%). In particolare sono le componenti più innovative che rappresentano il 21% di questo settore a registrare nel 2012 una crescita positiva del 7,5%, e cioè quelli che Assinform raggruppa sotto la voce Contenuti e pubblicità digitali.

Cala, invece, la componente di Servizi ICT del 4,7% ma crescono in positivo rispetto al 2011 le componenti Software e soluzioni ICT (2,4%) e Dispositivi e sistemi (0,01%). In Italia il fenomeno più di rilievo è la crescita delle vendite di smartphone che hanno raggiunto il 62%, risultato superiore anche alla media mondiale che arriva al 41%. Internet delle Cose cresce poi del 22% in Italia mentre nel resto del mondo si attesta al 6%.

Sono tendenze positive che indicano una certa vivacità del settore e un interesse crescente verso la tecnologia legata a Internet, ma che, purtroppo,  da sole non sono in grado di produrre dei risultati significativi  e per questo, fa notare Angelucci: "rimangono fattori isolati, non in grado di diventare, come altrove, volano della ripresa, né di incidere sul ritardo che il nostro Paese sta accumulando con le principali economie". 

I problemi con cui L'Italia si deve interfacciare sono legati a uno scarso investimento della politica nel superamento del Digital Divide italiano e ai ritardi nella diffusione della banda larga, necessaria per far crescere l'economia e raggiungere un livello di modernizzazione che sia al pari di quello di altri Paesi europei. In Italia le abitazioni con accesso a banda larga si fermano al 55%, mentre la media europea è del 73%, gli individui che non hanno mai usato Internet rappresentano il 37% della popolazione, quelli che acquistano online sono il 15% a fronte di medie europee del 22% per chi non usa Internet e del 35% per gli acquisti online.

Ci sono poi l'utilizzo dell'e-banking che in Italia è abitudine per il 21% della popolazione e le interazioni online con la PA al 19%, mentre le medie Ue viaggiano su percentuali doppie, del 40% e 44% rispettivamente. Gli investimenti delle aziende che fanno capo al Global Digital Market sono poi diminuiti e in particolare  per le grandi aziende dell'1,7%, per le medie del 2,1% e per le piccole del 3%, mentre la percentuale di fatturato attraverso l'e-Commerce si è attestata al 6% a fronte di una media europea del 15%.