Boom per cloud e IoT

Nel 2015 il mercato digitale, termine oggi preferito a quello di ICT, è cresciuto dell'1%, raggiungendo un valore di 64,2 miliardi di euro

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a cura di Giancarlo Lanzetti

Boom per cloud e IoT

E' il caso di tornare un attimo sui servizi Ict per evidenziare almeno tre fenomeni. Il primo è costituito dalla relativa stabilità delle tariffe, con il loro allineamento verso il basso ovviamente.

Il secondo riguarda i progetti: sono sempre meno quelle grandi ma in compenso crescono quelli di dimensione minore, con positivi effetti sulla spesa per il cloud computing (+28,7% a 1228 milioni di euro) e di IoT (+13,9%, a 1845 milioni).

Il terzo fenomeno riguarda il segmento dell'outsourcing che vale 3738 milioni di euro, ormai in contrazione da anni (-2,4% nel 2015), per la continua attività di rinegoziazione dei contratti.

Un'altra indicazione importante che emerge dai dati Assinform è l'impegno nelle infrastrutture di rete, fondamentali per garantire lo sviluppo del digitale in Italia. Adesso nel gioco è entrata anche  Enel che dovrebbe dare un impulso ulteriore proprio mentre si assiste a crescite significative negli accessi a banda larga sia su rete fissa (14,6 milioni a fine dicembre, +2,1%) sia soprattutto di rete mobile (34,5 milioni, +8,8%).

assinform

Verso la Business Transformation

Insomma le condizioni per la digitalizzazione del Paese ci sono. A cominciare dalla più importante che per Capitani è rappresentata dal passaggio dalla "Digital Transformation alla Business Transformation: ovvero la DT non è più meramente una questione tecnologica ma soprattutto di business. Infatti alla customer experience, la prima area a essere pesantemente investita dal digitale, si sono affiancati i processi operativi e organizzativi. E non è ancora tutto: grazie al digitale all'interno delle aziende nascono prodotti e servizi nuovi che fanno evolvere il business e quindi i ricavi. Cosa che non era mai accaduta in occasione delle precedenti evoluzioni tecnologiche".

Con la conseguenza che si rompe la tradizionale separazione tra Ict e altre funzioni aziendali, con impatti sulle decisioni di acquisto, non più governate dalla funzione It. I numeri sono ancora piccoli ma secondo Cio Survey 2016 la spesa Ict gestita da funzioni non Ict è oggi del 6,3%, più del doppio che nel 2014, con tassi del 10,8% nel settore delle utilities.

Servono nuove competenze

Di quanto il mercato crescerà nell'anno in corso dipenderà da una serie di fattori o questioni tuttora aperte. Un elemento importante, secondo gli estensori della relazione Assinform, è rappresentato dalla capacità di ridurre il divario Ict tra le Regioni italiane, oggi dominato da Lombardia e Lazio. Poi c'è il tema delle professioni: da un lato introdurre chi sappia analizzare il business e la sua trasformazione, dall'altra capire cosa fare dei vecchi sviluppatori (circa 30mila). Lo sviluppatore ormai non serve quasi più mentre all'opposto quella del business analyst è la figura più ricercata.

In conclusione il 2015 si può considerare l'anno dei tanti cantieri aperti; il 2016 si profila come l'anno dei primi edifici digitali, dal 2017 ci si auspica si sia il grande edificio dell'Italia Digitale.

L'arrivo di un esperto come Diego Piacentini a capo dell'Agenzia per l'Italia Digitale è visto da Assinform come una mossa intelligente per cogliere questo obiettivo.