La cloud Readiness delle aziende europee

Allied Telesis testa la "cloud readiness" delle imprese europee e propone l'AMF (Allied Telesis Management Framework). Mentre si parla di Software Defined Networking, le aziende sono alle prese con l'aggiornamento e l'ottimizzazione della rete.

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a cura di Gaetano Di Blasio

La ricerca è tuttora in corso, ma sono disponibili i risultati preliminari relativi ai contributi provenienti da quattro paesi: Germania, Regno Unito, Italia e Russia. Sono state coinvolte 500 imprese (125 italiane), la cui composizione riflette quella del mercato di Allied Telesis: circa il 20% degli intervistati fa parte del settore Education (tra cui diverse Università), il 21% è manifatturiero; il 12% Pubblica Amministrazione; retail 9%; energia e utility 5%, finanziario 4%; hospitality/alberghiero 3%.

Da un punto di vista dimensionale, sono il 51% le piccole e medie (10-100 addetti), il 20% fa parte di piccole/micro realtà (fino a 10 dipendenti) e un altro 20% appartiene ad aziende di medie e grandi dimensioni (100 - 1.000 dipendenti). Resta un 6% di multinazionali oltre i mille dipendenti, prese in considerazione solo in quanto clienti in tutti i paesi coinvolti.

A rispondere sono stati chiamati solo CIO e responsabili IT, anche se gli aspetti indagati sono due: da un lato le caratteristiche tecnologiche della rete, dall'altro l'attitudine o propensione a operare in cloud. Più precisamente, sono state poste 27 domande per evidenziare punti di forza e di debolezza rispetto al cloud, in modo da assegnare un punteggio di "prontezza" crescente da 1 a 80.

Cloud readiness per paese

Le domande sul networking hanno analizzato LAN e WAN, l'obsolescenza delle infrastrutture, la sicurezza e la qualità del servizio (QoS). Mentre per quanto riguarda l'attitudine, si è cercato di capire la propensione a esternalizzare processi e attività IT, condividere dati e informazioni nel cloud e automatizzare i processi.

I primi dati

Il primo aspetto è geografico: la Germania è il paese più pronto con un punteggio medio di 49 (rispetto al massimo di 80). Seguono Russia con 46, Italia (45) e Regno Unito (44). Tutto sommato, commenta Santoro, la nostra Penisola non sfigura come si sarebbe potuto immaginare.

Comunque tutti sotto la media europea di 50, misurata sulla base delle prime risultanze (non in tutti i paesi, infatti, la raccolta dei dati è completata). Questo perché, ci spiega la marketing manager, in molte nazioni dell'Est Europeo nonché in Turchia, l'informatizzazione è partita in ritardo e le reti cablate risultano più recenti.

Addirittura esistono ancora reti basate sul cavo coassiale in diverse realtà (anche il Politecnico di Bari, come vedremo poi, lo utilizzava fino a un paio di anni fa).

La Russia, per esempio, ha realizzato investimenti molto recenti, ammodernando anche le reti pubbliche, al contrario della Gran Bretagna che paga lo scotto di una PA piuttosto arretrata. Mentre la Germania si stacca leggermente grazie ai grandi progressi finanziati circa 6 anni fa.

Cloud readiness per mercato verticale

Osservando i dati complessivi per settore economico, invece, stupisce la "prontezza" della Pubblica Amministrazione, che supera il 50, seconda dietro i Network Service Provider, che, peraltro, sono sotto il 55. "Essere pronti, però, non significa aver adottato il cloud", commenta Santoro, prevenendo lo scetticismo verso il valore alto della PA rispetto, per esempio, il circa 38 del settore finanziario (ultimo, anche perché l'indagine riguarda solo il cloud per uso interno e non i servizi erogati verso i clienti).

Meglio le piccole

Ciò che sorprende realmente è la grande differenza tra l'adozione del cloud nelle grandi imprese e nelle piccole. Queste ultime risultano avere un punteggio medio di 49, mentre al crescere delle dimensioni si registra un brusco calo, fino al 45,2 delle multinazionali.

Ma la spiegazione è semplice: "Per le piccole, il cloud è soprattutto la posta elettronica, magari fornita insieme alla registrazione del dominio Web", chiarisce Santoro, che aggiunge: "Per le piccole realtà che non hanno grandi esigenze la logica "dell'x" as a service, compresa la connettività e i servizi telefonici, è molto diffusa".Quando, invece, si scala verso l'alto le complicanze si sommano: le multinazionali, di frequente, forniscono direttamente i servizi ICT alle proprie filiali estere. Il passaggio al cloud attraverso una rete proprietaria non è banale. Ancor di più la virtualizzazione della rete stessa.

Non è un caso che le principali "non conformità" al cloud dal lato networking riguardino le problematiche di rete geografica. Più precisamente sono: infrastrutture obsolete (61%, con i riscontri maggiori nell'ordine in Germania, Regno Unito e Russia); WAN senza o con limitata QoS (58%, con l'Italia al primo posto e Russia al secondo); banda ridotta della WAN (57%, problema tutto italiano).Sul fronte dell'attitudine, invece, la prima non conformità (77% del campione) è la "non richiesta di automazione o outsourcing delle risorse IT, con i riscontri maggiori nell'ordine in Germania, Regno Unito e Russia. Segue il "non richiesto accesso remoto/in mobilità (59%, con Italia al primo posto e Regno Unito al secondo) e la "non richiesta di applicazioni condivise" (54%, sentita in Germania).

Sorprende la freddezza verso la mobility in Italia, probabilmente dovuta a un campione di IT Manager, orientato a non considerarla un problema della rete.