Il fenomeno Bitcoin preoccupa a tal punto l'associazione dei consumatori Codacons che ha deciso di presentare un esposto in 104 Procure della Repubblica per i "rischi di una maxi truffa aggravata a danno della collettività insita nella criptovaluta e le possibili finalità illecite".
"Appare necessario, opportuno e doveroso che le intestate, ciascuna per proprio ambito di competenza territoriale, intervengano fattivamente e concretamente sulla notoria questione tornata prepotentemente agli onori della cronaca relativamente alla folle corsa della criptovaluta e al mondo delle monete virtuali (Bitcoin, Ethereum, Litecoin etc)", si legge nell'esposto. "E se dietro le forme di investimento nelle criptovalute, nello specifico nei Bitcoin non possano concretamente celarsi speculazioni e grandi rischi e se più che rivelarsi affari vantaggiosi possano trasformarsi in vere e proprie truffe".
Secondo il Codacons l'informazione online e l'intensificarsi di notizie finanziarie incoraggianti sull'argomento potrebbero mettere i risparmiatori a rischio come ad esempio nel 2014 "quando dopo avere superato per la prima volta i mille dollari la quotazione della criptovaluta è scivolata fin quasi a 200 dollari".
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"Il potere del piccolo risparmiatore nel determinare il prezzo sarebbe naturalmente zero in quanto sarebbero i trader sui mercati professionali a dettare le regole e i rischi sembrerebbero veramente molti", ricorda Codacons. "Le monete alternative come quelle virtuali, non sono legate a Stati e quindi non hanno una convenzione o un corrispettivo sottostante, non vengono garantite da niente e nessuno; né dal gettito fiscale, né dall'oro e neanche dai diritti sui beni".
Insomma, secondo l'associazione la mancata regolarizzazione di numerosi sistemi, trader e piattaforme, nonché siti che presentano strategie, trucchi e tool per guadagnare potrebbero celare in alcuni casi "vere e proprie truffe" senza contare i possibili "vantaggi della criminalità organizzata per nascondere o riciclare denaro".
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In sintesi Codacons chiede una verifica e identificazione di coloro che hanno emesso i Bitcoin sul territorio nazionale e anche il sequestro dei siti che diffondo informazioni truffaldine. Per altro anche l'Antitrust è stata chiamata a vigilare sul rischio di pubblicità ingannevoli.